La FLC Cgil ipotizza l’incostituzionalità del decreto Gelmini

Il sindacato SNALS-Confsal ha diramato un comunicato a conclusione del proprio Consiglio nazionale tenutosi ad Acireale dal 4 al 7 novembre, nel quale esprime “soddisfazione per la massiccia partecipazione allo sciopero e alla manifestazione nazionale sulla scuola del 30 ottobre” e conferma “lo stato di mobilitazione della categoria, invitando il Governo ad aprire un tavolo politico sulla scuola a Palazzo Chigi“.

Il segretario generale Marco Paolo Nigi illustra in questi termini la posizione della propria organizzazione di rappresentanza: “Lo SNALS-Confsal conferma il proprio NO alla riduzione del tempo scuola, all’aumento degli alunni nelle classi, alla revisione delle classi di concorso come strumento per fare cassa. Pensiamo che sia possibile fare comunque delle economie: intervenendo sulla spesa per le supplenze che è possibile contenere attraverso l’organico funzionale di scuola; rimodulando l’orario dei docenti della scuola elementare e quindi escludendo l’ipotesi del maestro unico; favorendo il turnover con l’immissione in ruolo del personale attualmente precario che costa meno, perché si trova all’inizio della carriera; eliminando le esternalizzazioni e riaffidando determinate mansioni al personale ATA in servizio nelle scuole“.

La nota conclude auspicando da parte del governo “un segnale positivo rispetto alla richiesta avanzata dal Consiglio Nazionale, nell’interesse della scuola e del Paese“.

Sempre sul fronte sindacale, è da segnalare l’iniziativa della FLC Cgil, che sta valutando – l’affermazione è del segretario generale, Domenico Pantaleo – l’ipotesi di un ricorso per incostituzionalità del decreto Gelmini sulla scuola.

Anche Pantaleo “chiede al Governo un atto di responsabilità, riaprendo la discussione: bisogna superare la legge 133, ripristinare risorse per le scuole e le università, abolire il decreto ‘ammazza precari’, rimettere in discussione la decisione del maestro unico e sul superamento del tempo pieno“.

Pantaleo conclude chiedendo al governo “la disponibilità a ripensare un modello di istruzione che sia completamente alternativo a quello prospettato dal ministro Gelmini sotto la dettatura del ministro Tremonti“.