La crisi del PD/2. La scuola nel dibattito (pre)congressuale

Non è un mistero che sulla politica scolastica si giocheranno alcune delle carte più importanti della partita interna al PD. Una partita nella quale si misurano (ancora una volta, verrebbe da dire) due linee. Una linea più moderata, che punta ad allargare il consenso al PD cercandolo verso il centro (significativo che Francesco Rutelli nel criticare le scelte del partito sottolinei che abbia “seguito agende estemporanee dettate dal giorno per giorno, come il referendum sulla legge Gelmini“). E una linea più radicale, di coloro che vorrebbero ricucire il rapporto con le molte frange della sinistra che in questi anni hanno espresso posizioni critiche verso il “moderatismo” del PD, o che ne hanno rifiutato la stessa nascita (Fabio Mussi, Alba Sasso, per citare due nomi familiari a chi si occupa di scuola).

Questa partita comprende anche la questione del rapporto con i sindacati. Nel primo scenario la Cisl e la Uil (scuola e non) diventerebbero interlocutori importanti, se non privilegiati, nel dialogo con il PD. Nel secondo,sarebbe la Cgil ad assumere questo ruolo.

C’è una terza via? Una via che faccia sintesi, che sia riconosciuta da tutte le componenti, e guardi con speranza di successo alle future scadenze politiche, almeno nel medio periodo? Una vignetta apparsa su un quotidiano nei giorni scorsi rispondeva a questa domanda con una sola parola: “Togliatti”. Ma si potrebbe rispondere anche “Mitterrand”, “Tony Blair”. Insomma un leader autorevole e rispettato, capace di fare mediazioni al centro senza rischiare ogni volta scissioni a sinistra. Ragionamento che vale per la politica nel suo complesso, e vale per la scuola.