La corsa ai licei e il peso delle contraddizioni sul secondo ciclo

Non c’è dubbio comunque che l’incertezza che tuttora aleggia sui destini dell’istruzione e formazione professionale non favorirà le iscrizioni agli attuali istituti tecnici e professionali.
Perché, del resto, iscrivere i figli agli istituti tecnici e agli istituti professionali – potrebbero chiedersi molte famiglie – se il percorso di istruzione e di formazione definito dal Governo con il decreto del secondo ciclo è stato esattamente l’inverso di quanto la legge n. 53/03 annunciava e intendeva introdurre? La legge n. 53/03 identificava non due sistemi, quelli dei licei e dell’istruzione e formazione professionale, separati e culturalmente gerarchizzati, ma un unico “secondo ciclo di istruzione e formazione” articolato al proprio interno, come prevede l’articolo 1, primo comma della legge di delega, in due sottosistemi “dell’istruzione liceale” e “dell’istruzione e formazione professionale” di pari dignità culturale.
La maggioranza di governo, tradendo la legge da lei stessa approvata, invece di costruire un unico sistema educativo composto da un sottosistema liceale e da un sottosistema di percorsi graduali e continui di istruzione e formazione professionale dai 14 ai 23 anni di pari dignità con l’istruzione liceale e universitaria, fa esattamente l’inverso e prefigura licei bulimici, pieni di indirizzi e sottoindirizzi, che lasciano uno spazio solo residuale ai percorsi dell’istruzione e formazione professionale, che viene ad essere assimilata del tutto ai percorsi triennali sperimentali.
Con il rischio che questi percorsi siano scelti soprattutto da chi incontra difficoltà nel sistema liceale o appartiene alle utenze deboli, compresi i figli degli immigrati di prima generazione.