La classe dei bocciati/2. Che cosa si fa all’estero

In molti sistemi scolastici, europei ed extraeuropei, è diffusa la pratica dello “streaming“, che consiste nella formazione di classi (o addirittura tipi di scuola, come avviene in Germania) di diverso livello e difficoltà.
Si va da forme più leggere e transitorie di raggruppamento degli allievi all’interno delle scuole (classi aperte, sottogruppi temporanei di livello), esperienze abbastanza diffuse in Gran Bretagna, nel qual caso si preferisce parlare appunto di “streaming“, alla istituzionalizzazione delle differenze in scuole con ordinamenti e programmi specifici, come avviene in Germania. In questo caso viene anche impiegato il termine “tracking“, che forse rende meglio l’idea della separatezza di queste scuole.
In occasione delle polemiche suscitate dal caso dell’istituto “Gastaldi” di Genova è stato citato come esempio negativo quello della “sondernschule” tedesca, una sorta di scuola media facilitata, che affianca altri due tipi di scuola media più impegnativi nella fascia 12-15 anni. Una scuola che finisce per essere frequentata dai giovani provenienti dalle famiglie più povere o socialmente emarginate.
In Germania, per fare un esempio che ci riguarda, i figli degli emigrati italiani rappresentano il 9% della popolazione studentesca che frequenta questo tipo di scuole (contro il 3% dei colleghi tedeschi), ma sono egualmente ai primi posti per tasso di dispersione scolastica e agli ultimi per tasso di iscrizione alle scuole superiori, soprattutto ai licei.
Ma forse, se sarà legittimato e confermato, l’esperimento genovese sembra più vicino al modello dello “streaming” flessibile e reversibile come è praticato nel Nord Europa, visto che gli allievi restano comunque nella stesso ambiente scolastico, e possono, almeno nelle intenzioni dei progettisti, recuperare l’anno perso.