Tempo di iscrizioni, tempo di scelte. I genitori sono chiamati a scegliere l’istituto prescelto, il tempo scuola nel primo ciclo e la tipologia di scuola e indirizzo nel secondo ciclo, avvalendosi, se credono, di ‘Scuola in chiaro”, lo strumento telematico predisposto appositamente dal Miur per aiutare le scelte delle famiglie in occasione delle iscrizioni.
C’è un’altra scelta a cui sono chiamati i genitori: la facoltà di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica.
Si tratta di una scelta che, in qualche modo, preoccupa la Cei (Commissione episcopale italiana) il cui presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, ha ritenuto opportuno, in occasione della giornata di sensibilizzazione sull’ora di religione, esortare genitori e giovani studenti a “non lasciarsi guidare da pregiudizi che circolano, e di non perdere un’opportunità formativa importante come persone e cittadini”.
In effetti nei mesi scorsi vi sono stati alcuni servizi giornalistici che, un po’ a senso unico, hanno evidenziato in taluni istituti superiori milanesi un sensibile calo del numero di studenti avvalentesi.
Alla Camera pende anche un’interrogazione del M5S sulle ragioni del mancato accorpamento in un’unica classe di studenti avvalentisi dell’insegnamento di religione cattolica (virtualmente può essere costituita una classe anche con un solo alunno).
Bagnasco ha voluto soprattutto tranquillizzare giovani e genitori sulla natura dell’insegnamento religioso, affermando che l’ora di religione nelle scuole è “cultura, non è catechismo che si fa in parrocchia”.
L’insegnamento della religione, ha osservato ancora Bagnasco, “introduce non solo agli universali interrogativi dell’esistenza, ma anche offre a tutti, cristiani e non cristiani, la possibilità di comprendere la società e la cultura del nostro Paese e dell’Europa”.
Ai genitori ha ricordato che il meglio per i figli “coincide innanzitutto con la formazione della mente e del cuore ai grandi valori della vita, a ciò che conta veramente, smascherando miti e ingannevoli apparenze”.
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