Istruzione tecnica superiore/3 … e fallimenti recenti

Con l’avvento della cosiddetta “seconda Repubblica“, e di una almeno apparente maggiore stabilità dei governi e delle legislature (e delle politiche educative), sono ripresi anche i tentativi di lanciare la via italiana alla formazione tecnica superiore. Ma sempre in tono minore, e con una sorta di timore/deferenza nei confronti del sistema universitario.
Verso la fine degli anni novanta (ministro Berlinguer) furono istituiti i corsi IFTS (Istruzione e formazione tecnica superiore) con un meccanismo di partnership tra scuole, università, enti locali e centri di formazione professionale talmente complicato e instabile da impedire il loro decollo in termini strategici. Anche il ministro Moratti costituì nel 2003 un gruppo di lavoro, coordinato da Gian Carlo Zuccon, già coordinatore della prima fase della commissione Brocca, con il compito di promuovere, partendo da una quindicina di sedi, una rete nazionale di 60 istituti superiori aventi finalità e ordinamento speciali, denominati “Istituti Superiori Sperimentali di Tecnologia” (ISST). Tentativo anch’esso bloccato, a distanza di pochi mesi, dalla mancanza di certezze finanziarie e giuridiche, oltre che organizzative.
Insomma, per poter funzionare efficacemente, e non essere una fiacca replica degli IFTS, i costituendi “Istituti tecnici superiori” dovrebbero disporre in modo stabile e garantito di quelle risorse umane, finanziarie, tecniche e strumentali la cui carenza, insieme alla confusione delle competenze istituzionali, ha finora vanificato tutti i tentativi di costruire in Italia un vero sistema di istruzione tecnica superione a carattere non accademico.