Il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge governativo che riforma l’istruzione tecnico-professionale con l’introduzione del nuovo modello 4+2. “Il via libera di oggi segna una tappa fondamentale di una riforma che serve ai nostri giovani e al Paese. Ringrazio il Presidente della Commissione Istruzione, Roberto Marti, la relatrice, Ella Bucalo, il Sottosegretario Paola Frassinetti e tutta la maggioranza parlamentare per aver sostenuto il disegno di legge, apportando integrazioni certamente migliorative. Ringrazio anche le Regioni per l’importante contributo dato”, dichiara il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
“Si tratta di una riforma molto attesa dalle scuole e dal mondo produttivo e in cui questo governo crede fortemente”, prosegue il Ministro. “Avremo una filiera della formazione tecnica e professionale di serie A, che potrà contare sul potenziamento delle discipline di base e sull’incremento di quelle laboratoriali e professionalizzanti; sul maggior raccordo fra scuola e impresa, ma anche sulla maggiore internazionalizzazione e ricerca. Non si tratta dunque di ridurre di un anno i programmi alle superiori ma di avere programmi rivisti e potenziati su 4 anni, mantenendo inalterato il numero dei docenti e dunque avendo più insegnanti per classe. Il nostro obiettivo è che i giovani abbiano la preparazione adeguata per trovare più rapidamente un impiego qualificato e che le imprese abbiano le professionalità necessarie per essere competitive”.
“La filiera tecnologico-professionale è una realtà – ha dichiarato la Senatrice di Fratelli d’Italia, Ella Bucalo, relatrice in aula del provvedimento istitutivo della filiera tecnico professionale, membro della commissione cultura e istruzione del Senato e vice responsabile del dipartimento istruzione del partito -. Con il voto in aula di oggi il Senato ha infatti dato il via libera in prima lettura al disegno di legge governativo che di fatto riforma l’istruzione tecnico-professionale introducendo il modello sperimentale di 4 anni collegati a 2 anni di ITS, ma anche all’Università o direttamente al mondo del lavoro. Una vera e propria rivoluzione del sistema formativo tecnico e professionale che ci pone alla pari con la gran parte dei Paesi Europei senza che questo, tengo a precisarlo, comporti una diminuzione della preparazione, anzi. La filiera formativa tecnologico-professionale costituisce una innovazione strategica fondamentale per il nostro sistema formativo. Essa ha come obiettivo quello di incrementare l’efficacia della riforma degli istituti tecnici e professionali prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e rendere, finalmente, il sistema formativo funzionale alle sfide del mondo del lavoro e del mercato globale. Un grande passo verso una scuola moderna per il quale non posso che ringraziare il Ministro Valditara e tutto il Governo, che hanno saputo cogliere la difficoltà di reperimento di figure professionali rispetto alle nuove necessità imposte dal mercato del lavoro, con il rischio reale di incidere sulla competitività delle nostre imprese e anche sulle opportunità che i nostri giovani hanno di trovare lavoro e di trovarlo rapidamente. Vorrei inoltre ringraziare tutti i componenti della settima Commissione, e in particolare il presidente Marti, per il lavoro sinergico svolto, che ha portato il provvedimento così velocemente in Aula”.
Critica la FLC CGIL: “È il primo passo verso la privatizzazione del sistema pubblico di istruzione – ha commentato la segretaria generale, Gianna Fracassi –: ingresso di esperti privati al posto dei docenti, riduzione di un anno del percorso, cancellazione delle prerogative degli organi collegiali nella definizione dei curricoli, limitazione della libertà di insegnamento e alternanza scuola lavoro a partire dai 15 anni. Un’impostazione classista e ideologica finalizzata a segregare soprattutto le classi sociali più svantaggiate. Non c’è cultura del lavoro in questo provvedimento, ma la sostituzione dell’istruzione con l’addestramento professionale. Credo sia evidente la povertà culturale che ispira questo disegno di legge e la distanza abissale rispetto alle sfide economiche di sviluppo che il nostro Paese e tutto il mondo devono affrontare e che richiedono livelli di istruzione più elevati. E’ evidente – ha sottolineato la dirigente sindacale – la scelta di predisporre le basi per la prospettiva rappresentata dalla scuola regionale contenuta nel ddl sull’autonomia differenziata”.
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