Invalsi/3. l’astensione al Sud coincide con le scuole che hanno maggiori difficoltà

Dopo il maggio infuocato che ha visto le prove Invalsi coinvolte, loro malgrado, nella contestazione della Buona Scuola, c’era una comprensibile curiosità per conoscere le conseguenze dei dichiarati boicottaggi, soprattutto nella scuola secondaria superiore.

Secondo quanto riferito nella relazione introduttiva dal presidente dell’INVALSI, Anna Maria Ajello, al seminario di rilevazione delle prove Invalsi presso il Miur di giovedì 9 luglio, il boicottaggio è stato molto contenuto, se pur con strane sorprese.

Nelle due classi della scuola primaria coinvolte dalle prove (2a e 5a) la partecipazione ha avuto un’adesione dal 95% al 100%, tranne che in tre regioni meridionali Puglia (18% e 22%), Campania (24% e 30,7%) e Sicilia (54% e 63%).

Nella secondaria di secondo grado al secondo anno, la partecipazione alle prove è stata in totale per tutta l’Italia dell’81,27% su cui ha pesato la minore partecipazione di quattro regioni meridionali che superano il 30% di mancata partecipazione: Calabria (38,26%), Puglia (46,41%), Campania (53,23%) e Sicilia (72,44%).   

La sorpresa non è solo sul quanto e sul dove è avvenuta la non partecipazione, quanto sul fatto che, secondo la presidente Ajello, dal confronto con le rilevazioni dell’anno scorso è emerso che in molti casi l’astensione è avvenuta proprio nelle scuole dove ci sono le maggiori difficoltà sul piano dei risultati scolastici complessivi.

“I dati sulla minore partecipazione delle scuole di alcune zone meridionali – ha dichiarato l’Ajello – indicano che non viene riconosciuta pienamente l’utilità delle prove proprio dove ci sono le maggiori difficoltà sul piano dei risultati scolastici complessivi. In altre parole non viene colta l’opportunità che esse rappresentano di avere uno strumento comune con cui confrontare gli esiti dei propri alunni disponendo di un quadro di riferimento, di agganci sistematici di ogni item alle Indicazioni Nazionali”.