Invalsi 2013/3. La questione delle risorse

Alcuni sindacati mettono in relazione le difficoltà e gli squilibri evidenziati dal Rapporto Invalsi con la politica di tagli e ristrutturazioni che ha interessato la scuola italiana negli ultimi anni, soprattutto a partire dal 2008.

La Uil scuola scrive nel suo sito che “Al di là di una valutazione pedagogica dell’utilità o della validità di tali rilevazioni, si è avuta come al solito la conferma che c’è scollamento tra la necessaria attività di valutazione del sistema e le strategie, le misure e le risorse messe in campo per far funzionare la scuola in Italia”.

Anche l’Anief  auspica che il Miur sappia utilizzare “le indicazioni provenienti dal rapporto Invalsi per scollegare una volta per tutte i risultati degli studenti dal merito dei docenti e dei dirigenti scolastici. Per utilizzarli, invece, ai fini di una più mirata assegnazione delle risorse a sostegno dei progetti di potenziamento dell’offerta formativa statale su contesti specifici particolarmente svantaggiati: le aree territoriali, le zone a rischio e gli istituti scolastici più in difficoltà non hanno bisogno di essere giudicati. Ma di avere maggiore sostegno”. 

Sulla questione delle risorse (comprese quelle per far funzionare meglio l’Invalsi, che è sempre commissariato e sovraccarico di personale precario) il ministro Carrozza non ha preso impegni, ma si è mostrata disponibile al dialogo con gli insegnanti e con i sindacati sul ruolo della valutazione. Si deve “uscire da una logica di ‘guerre di religione’ sulla valutazione”, ha detto in occasione della presentazione del Rapporto 2013, non si tratta del “giudizio di Dio”. E “non si comprende la valutazione se non la si lega alla conoscenza: alla consapevolezza di limiti, potenzialità. E’ alla luce di questa ‘filosofia della valutazione’, legata alla necessità di conoscere quello che facciamo e come lo facciamo, che dobbiamo vedere le prove Invalsi”. I sindacati si accontenteranno della ‘filosofia’?