
Con una lettera da Pescara si apprende che “Fabio, ragazzetto di nove anni di Pescara, doveva fare la prima comunione insieme al fratello gemello Fabrizio. Era tutto pronto: il vestito da ometto con tanto di cravatta, i genitori e i parenti sorridenti e festosi, i regali, il rinfresco, le foto. Ma il prete all’ultimo momento gliel’ha interdetta. Questa comunione non s’ha da fare. E’ autistico, non può capire il mistero della transustanziazione. Sconcerto e dolore nella famiglia. Alla Natura matrigna risponde una Chiesa altrettanto matrigna. Eppure Gesù ha detto:”Lasciate che i fanciulli vengano a me”, i bambini, tutti, senza distinzione. E ancora:” Beati i poveri di spirito perchè di essi è il regno dei cieli”. E chi è più povero di spirito di un autistico? E, nel merito, che il pane diventi corpo di Cristo è da credere non da capire e, forse, un bambino autistico può credere più facilmente di chi pretende di capire. Se la Chiesa (la condotta del prete è stata approvata dal vicario generale) discrimina, lo Stato accetta, fra mille difficoltà, la sfida dell’integrazione attraverso i suoi oltre sessantamila docenti “di recupero”.
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