Insegnare la storia. Confronto aperto

Il dibattito sulle nuove Indicazioni Nazionali prosegue con ulteriori interventi, che si concentrano in particolare sull’insegnamento della Storia.

Tra i più recenti si segnala quello del prof. Massimo Baldacci, presidente di Proteo Fare Sapere (associazione professionale vicina alla Flc Cgil) e professore di pedagogia generale all’Università Carlo Bo di Urbino. In una ampia intervista rilasciata a Stefano Iucci per il sito Collettiva.it Baldacci, commentando quanto dichiarato lo scorso 15 gennaio al Giornale dal ministro Valditara in merito alle Nuove Indicazioni, le giudica ispirate a una “opzione ideologica precisa, nazionalista, eurocentrica o comunque occidento-centrica (…) basata su un asse nazionalista-identitario, che torna a impostazioni retrive e antiegualitarie”.

A questa critica, ripresa anche in un documento predisposto da Baldacci con Antonio Brusa (presidente della Società Italiana di Didattica della storia), sottoscritto da 140 storici, Ernesto Galli della Loggia risponde con un nuovo intervento, pubblicato sul Corriere della Sera del 29 gennaio 2025, intitolato “Insegniamo la storia. Ma vera” nel quale sostiene che la “visione universalistica” di questi suoi critici, ispirata “a ideali di tipo irenico, mondialistico, universal-progressistico”, è “irreale” perché la “la storia – ripeto, quella vera – è una straordinaria maestra e ammonitrice circa le diversità e le differenze”.

Dato che noi viviamo in questa parte del mondo, conclude Galli, occorre scegliere “tra studiare di tutto un poco, cioè alla fine niente, o in maniera discretamente approfondita quello che per mille ragioni ci riguarda più da vicino. Come del resto fanno in sostanza i programmi di tutti i paesi europei”.

Secondo Baldacci e Brusa l’idea di Valditara, ma anche di Galli della Loggia, di “sviluppare questa disciplina come una grande narrazione, senza caricarla di sovrastrutture ideologiche, privilegiando inoltre la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente” crea preoccupazione perché riflette una prospettiva chiusa, etnocentrica, del curricolo, mentre invece in un società multiculturale come quella odierna “occorre andare oltre, allargare lo sguardo al mondo”.

Non resta che attendere il testo delle nuove Indicazioni Nazionali (come noto finora il poco che se ne sa è stato esternato in brevi interviste ed editoriali), anche per valutarne la ricaduta sul piano didattico.

Per approfondimenti:

Nuove Indicazioni Nazionali. Quali?
Nuove Indicazioni Nazionali. Sanno un po’ di vecchi Programmi didattici?

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