Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Insegnanti di sostegno: quando la legge è ipocrita

A scanso di equivoci, vogliamo essere chiari: un docente di sostegno ogni 138 alunni iscritti è un criterio ipocrita che non regge più. Riepiloghiamo la storia e spieghiamo perché. Alcuni anni fa i posti di sostegno per alunni handicappati venivano assegnati in modo difforme sul territorio nazionale: vi era chi si atteneva quasi scrupolosamente al rapporto 1 a 4 (un docente ogni 4 alunni portatori di handicap) e chi aumentava questa condizione minima con integrazioni debitamente documentate. La sperequazione tra provincia e provincia era evidente. Si decise di fissare un tetto uguale per tutti: un insegnante ogni 138 alunni frequentanti scuole statali in ciascuna provincia. Inoltre, per non trasformare quel parametro (un mix tra statistico, politico e contrattuale) in una specie di dogma, si consentì una deroga eccezionale in presenza di casi particolarmente gravi, nominando su quei posti – per evitarne la stabilità – docenti non di ruolo. Quel che poi è avvenuto lo sappiamo tutti: la deroga è andata crescendo di anno in anno, al punto che oggi su tre posti di sostegno uno è “provvisorio” in deroga, coperto da docente non di ruolo (con compromissione della continuità e della qualità del servizio educativo di sostegno). Quest’anno gli alunni delle scuole italiane sono 7.629.950 che, secondo il rapporto di 1 docente ogni 138 alunni, avrebbero dovuto determinare automaticamente un organico di 55.289 sostegni. Il MIUR, forse per contenere l’effetto deroga, ha limitato l’organico del sostegno a soli 49.738 docenti, pari a 5.551 in meno di quel che risulterebbe applicando il parametro, tutto virtuale, di 1 a 138. Ma questo non è bastato a contenere l’effetto deroga, visto che complessivamente i docenti di sostegno sono diventati 74.626, un terzo dei quali (24.888) appunto in deroga. Il MIUR, dopo aver accusato le ASL di emettere certificazioni facili che favoriscono la deroga, ha deciso di calmierare per legge la “patologia”, incaricando i direttori regionali di fungere da sentinelle nell’autorizzazione dei posti fuori quota. Domanda: e se si modificasse anche l’inapplicato e ipocrita parametro-tabù “1 a 138”?

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