Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Insegnamento della religione cattolica? No problem

In piena estate un servizio di "Repubblica" aveva presentato una situazione di forte calo delle adesioni degli studenti delle superiori all’insegnamento della religione cattolica, citando dati desunti da rilevazioni del Miur.
Il dato si riferiva ad oltre il 95% degli istituti di istruzione secondaria e riferiva di situazioni in cui il 30% e più di studenti non si avvaleva di quell’insegnamento, evidenziando una forte flessione rispetto a pochi anni fa. Una situazione negativa non del tutto nuova e che già l’anno scorso era stata oggetto di riflessione da parte di autorità ecclesiastiche.
Nel giro di poche ore si avevano due forti reazioni a quel servizio.
Da una parte "Avvenire", il giornale cattolico che fa riferimento alla Cei, smentiva "Repubblica" riportando altri dati, di segno opposto, e di altra provenienza; dall’altra lo stesso Miur dichiarava non ufficiali, riservati e non veritieri quei dati che dovevano ancora essere "statisticamente elaborati", annunciandone la pubblicazione corretta nel corso della conferenza stampa del ministro Moratti del 6 settembre.
Curiosità e attesa sono andate parzialmente deluse. Nella documentazione consegnata ai giornali durante la conferenza stampa del ministro non vi era alcun dato sull’insegnamento della religione cattolica, ma proprio un giornalista di "Avvenire" ha chiesto un chiarimento definitivo e il ministro, a voce, ha smentito definitivamente "Repubblica", fornendo dati di adesione che sfiorano l’87%.
Il giorno dopo "Avvenire" ha riportato i dati ufficiali del Miur, snocciolando ampie adesioni all’insegnamento della religione cattolica: 87,4% tra gli studenti delle superiori.
Quel che è strano è che dai dati "riservati" e non ancora "statisticamente rielaborati" in linea nell’intranet del Miur risulterebbe un’adesione di circa il 65%, e che quell’87,4% risulta addirittura superiore a quello del 2001-2002, quando nella pubblicazione del Miur "Il chi è della scuola italiana – Gli studenti" risultava dell’86,05%. Ma a parte la disputa sui numeri, non sarebbe stato meglio affrontare in termini qualitativi anziché quantitativi un problema di grande valore etico ed educativo che offre oggettivamente più di un motivo di criticità?

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