Indicazioni Nazionali 2025: visione idealizzata della scuola e carenze operative. La lettura critica dell’ANDIS

L’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (ANDIS) ha diffuso una riflessione articolata e critica sul documento ministeriale delle Nuove Indicazioni 2025, osservandolo attraverso la lente del dirigente scolastico, inteso sia come leader educativo sia come gestore della complessità organizzativa della scuola. La disamina, condotta secondo sette assi tematici – organizzazione scolastica, figura docente, processi, relazioni con famiglie e territorio, visione dei saperi, idea di valutazione, linguaggio – traccia un quadro lucido: il documento ministeriale appare idealizzato, parziale e talvolta scollegato dalla realtà viva delle scuole italiane. Vediamo le principali criticità riportate dall’Andis.

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Una scuola “piatta” che ignora la complessità organizzativa

Secondo l’ANDIS, il testo presenta un’immagine bucolica della scuola come “comunità educante”, ma omette del tutto la sua dimensione sistemica e complessa. Viene proposta una visione idealizzata, in cui tutto sembra funzionare grazie alla buona volontà e alla serenità relazionale, dimenticando le sfide concrete: gestione delle risorse, motivazione del personale, leadership diffusa e adattabilità metodologica. Manca, secondo l’associazione, il necessario riconoscimento della pluralità professionale e delle competenze necessarie per guidare un’organizzazione così articolata.

Il docente tra vecchio Maestro e professionista ignorato

Altro punto critico è la rappresentazione del docente: il documento rispolvera l’immagine romantica del “Maestro”, omettendo quasi del tutto il profilo professionale del docente contemporaneo. Vengono trascurate competenze chiave come progettazione, collegialità, formazione continua, capacità relazionale e riflessività. L’idea di “curriculum maker” assegnata al singolo insegnante appare, secondo l’ANDIS, impropria e in contraddizione con il ruolo collegiale del Collegio Docenti.

Processi progettuali e inclusione: un approccio individualista

L’analisi evidenzia inoltre l’assenza di riferimenti solidi ai processi progettuali che coinvolgono gli organi collegiali. Si privilegia l’individuo – docente o alunno – a discapito della dimensione collettiva dell’insegnamento e dell’apprendimento. Anche l’inclusione è affrontata in modo riduttivo, limitandola al potenziale cognitivo del singolo studente e trascurando la molteplicità delle intelligenze e la necessaria competenza metodologica dei docenti. Il rischio, secondo l’ANDIS, è quello di scivolare verso un “maternage” più che verso una vera cultura inclusiva.

Famiglie e territorio: relazioni ridotte a formule normative

Nel capitolo dedicato alle relazioni con famiglie e territorio, il documento si appoggia su strumenti normativi come il Patto di corresponsabilità, senza riconoscere la complessità di tali rapporti. L’ANDIS denuncia una visione troppo semplificata delle dinamiche familiari odierne e chiede maggiore attenzione alla pluralità dei contesti sociali. L’assenza di una visione sistemica e partecipativa del territorio rende il quadro incompleto.

I saperi e il ritorno alla trasmissione verticale

Preoccupante per l’ANDIS è la visione dei saperi proposta nelle nuove Indicazioni: si ritorna a un’impostazione trasmissiva, elencando contenuti per anno e disciplina, in contrasto con l’approccio per competenze e con l’autonomia progettuale delle scuole. La cultura della complessità – asse portante delle Indicazioni 2012 – è pressoché ignorata, mentre manca una prospettiva interculturale e una vera valorizzazione delle competenze del XXI secolo.

Valutazione: semplificazioni fuorvianti e poca chiarezza

Anche sull’idea di valutazione, l’ANDIS segnala gravi mancanze: assente il legame tra progettazione e valutazione, non si distingue tra valutazione formativa e sommativa, e si promuove una semplificazione che rischia di indebolire la funzione formativa del processo valutativo. Una visione tecnicamente imprecisa che mina il rigore professionale richiesto a chi insegna.

Un linguaggio poco tecnico e culturalmente disomogeneo

Infine, il lessico: secondo l’ANDIS, il linguaggio usato è spesso generico, retorico, e talvolta anacronistico. Si abusa di espressioni emotive come “il cuore” o “serena naturalezza”, mentre mancano chiarezza e coerenza terminologica su concetti cardine come competenza, valutazione, progettazione. L’eterogeneità stilistica e contenutistica tra le sezioni suggerisce una stesura frammentaria, non sempre allineata con i bisogni della scuola contemporanea.

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