Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Inclusione studenti con disabilità. La chimera della continuità didattica

Si parla in questi giorni, anche in occasione di appositi convegni, di qualità formativa degli insegnanti di sostegno e, per riflesso, di qualità dell’inclusione degli alunni con disabilità.

Non vi è dubbio che la qualità della prestazione del docente di sostegno passa innanzitutto dal livello di professionalità specifica posseduta e aggiornata. Ma vi sono anche fattori organizzativi che concorrono decisamente a rendere efficace il livello di qualità professionale del sostegno, in mancanza dei quali quel prezioso potenziale può rischiare di non venire espresso in modo funzionale: senza piena efficienza organizzativa è compromessa l’efficacia dell’inclusione.

Vediamo perché, riflettendo sulla continuità didattica che per molti è ritenuta strategica per la riuscita dell’integrazione degli alunni con disabilità nel rapporto alunno/docente.

Ebbene, una disposizione pluridecennale, acquisita anche nella contrattazione integrativa nazionale del comparto scuola, prevede l’obbligo del docente di sostegno di permanenza quinquennale in quel tipo di servizio. L’obbligo, però, è relativo al permanere in quella tipologia di sostegno, non al prestare servizio per cinque anni nella stessa scuola. Il docente può trasferirsi in altra sede nel corso del quinquennio, al termine del quale può transitare nel ruolo comune.

La continuità didattica? Il diritto dell’alunno disabile? Niente altro che optional, eventi casuali.

Una buona scuola che guarda prima di tutto agli alunni, destinatari dell’offerta formativa e del diritto allo studio costituzionalmente protetto, dovrebbe (dovrà) porre rimedio a questa norma discutibile che ha il solo scopo di costituire un deterrente contro la scorciatoia al ruolo comune. 

Forgot Password