Inclusione: il MIM propone un piano di formazione per i docenti, ma i sindacati sollevano criticità

Si è tenuto il 25 luglio 2025 un incontro tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e le organizzazioni sindacali della scuola, durante il quale la direttrice generale del Dipartimento per la formazione, Antonella Tozza, ha illustrato una proposta di piano formativo dedicato all’inclusione scolastica. L’iniziativa, rivolta principalmente ai docenti di sostegno, mira a promuovere una cultura diffusa dell’equità, dell’accessibilità e del benessere degli alunni e delle alunne.

I contenuti del piano

La formazione, di natura volontaria, potrà svolgersi anche in modalità online tra settembre e ottobre 2025. Non è prevista una durata standard dei corsi, lasciata alla discrezionalità delle scuole organizzatrici. Le risorse complessive ammontano a 852.000 euro, ripartite tra le Scuole Polo regionali in base al numero di docenti di sostegno. Le scuole assegnatarie dovranno occuparsi della realizzazione e rendicontazione delle attività entro il 31 ottobre tramite la piattaforma SIDI.

Le criticità sollevate dalla FLC CGIL

Pur riconoscendo il valore della formazione sull’inclusione, la FLC CGIL ha evidenziato diversi nodi problematici. In primo luogo, la tempistica: la proposta arriva in piena estate, quando le scuole sono chiuse e i collegi docenti non sono in grado di valutare e deliberare sulla partecipazione alle attività formative. Il rischio è che, nel tentativo di rispettare la scadenza del 31 ottobre, si attivino percorsi frettolosi e di dubbia efficacia.

Un altro punto critico riguarda la mancata previsione di risorse per remunerare la partecipazione dei docenti. Come previsto dal CCNL 2019/21 (art. 36, comma 7), le ore di formazione sono considerate servizio a tutti gli effetti e vanno computate nel monte ore funzionale all’insegnamento. In assenza di compensi aggiuntivi, la partecipazione rischia di gravare ulteriormente sui carichi di lavoro.

Infine, il sindacato contesta il fatto che il piano venga proposto al di fuori dei criteri di ripartizione delle risorse previsti dall’art. 30 del contratto collettivo, che richiede la contrattazione sia a livello nazionale sia d’istituto. L’ultimo accordo in materia risale al 2022 ed era già allora una proroga temporanea del triennio precedente.

Il nodo delle relazioni sindacali e dei fondi PNRR

La FLC CGIL ha infine criticato l’Unità di Missione del MIM per il mancato rispetto delle relazioni sindacali nell’utilizzo delle ingenti risorse PNRR destinate alla formazione del personale. Una scelta che, secondo il sindacato, contrasta con lo spirito dell’art. 30 del CCNL, che non esclude informativa, confronto e contrattazione anche per attività finanziate da fondi europei.

Dal canto suo, la Direzione per la formazione ha chiarito che non ha competenza diretta sulla formazione finanziata dal PNRR, ma si è detta disponibile ad avviare, con la ripresa delle attività a settembre, un confronto con le organizzazioni sindacali per definire i criteri di distribuzione delle risorse disponibili nel bilancio del MIM.

© RIPRODUZIONE RISERVATA