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Inclusione: approvato decreto in via definitiva. Giuliano: ‘Un cambio di passo. Nessuno deve restare indietro’

L’intera comunità scolastica sarà coinvolta nei processi di inclusione: dirigenti scolastici, insegnanti, genitori e studenti. Tutto contando anche sul supporto dei medici. A deciderlo è il decreto sull’inclusione approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri lo scorso 31 luglio. Le novità che contiene sono diverse, per questo Tuttoscuola ha chiesto al sottosegretario all’Istruzione, Salvatore Giuliano, di entrare nei dettagli.

Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un testo che modifica il Decreto Legislativo 66/2017, dedicato all’inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità. Di che si tratta?

«Fin dai primissimi giorni del mio mandato ho iniziato a lavorare a questo provvedimento e ieri il  Consiglio dei Ministri ha approvato il testo in via definitiva. Ne sono felice; ora si dovrà dare attuazione alle numerose misure previste ma il testo licenziato è un passaggio di straordinaria importanza. Il correttivo è il prodotto di un lavoro svolto in sinergia con l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, con la collaborazione delle maggiori Associazioni e degli Enti interessati all’inclusione scolastica e grazie all’impegno di tutti gli uffici del Ministero. Devo dire che sono orgoglioso di questo lavoro che farà fare alla scuola italiana un salto avanti: nel nostro Paese e nelle nostre scuole si deve realizzare la piena uguaglianza dei diritti; nessuno deve restare indietro». 

Qual è la ragione che l’ha spinta a modificare le modalità di inclusione scolastica previste dal decreto legislativo 66/2017?

«Nel programma di Governo del Movimento 5 Stelle era previsto un intervento sull’inclusione scolastica e in generale una revisione dei decreti delegati della cosiddetta “Buona Scuola”; stiamo portando a termine la revisione del testo che modificava l’inclusione scolastica irrigidendone le procedure e riducendo la partecipazione dei vari soggetti coinvolti. Abbiamo voluto rendere l’inclusione scolastica migliore, soprattutto coinvolgendo e supportando l’intero consiglio di classe e consentendo quanto più possibile la crescita delle alunne e degli alunni con disabilità su un piano di uguaglianza con gli altri. Abbiamo voluto assumere e tradurre in prassi concrete la concezione di disabilità della convenzione ONU. Si tratta di un rovesciamento di paradigma: la disabilità intesa come interazione fra la condizione di salute di un soggetto e il contesto entro cui tale individuo vive, superando l’impostazione fondata sulla menomazione e sullo svantaggio sociale. Stiamo investendo sulla cultura dell’inclusione. Sono convinto che le nostre scuole sapranno raccogliere la sfida e utilizzare i nuovi strumenti; la scuola italiana è sempre stata attenta all’inclusione – questo ce lo riconosce la comunità internazionale – ma non sempre ha avuto gli strumenti per realizzarla pienamente».

Cosa comporta questa scelta? Quali cambiamenti dobbiamo attenderci?

«Assumere la Convenzione ONU vuol dire che il contesto in cui vive il bambino con disabilità si assume delle responsabilità nuove. Ma per fare questo le scuole non possono essere lasciate sole. Una delle priorità, infatti, è stata quella di intervenire sui Gruppi per l’Inclusione Territoriale. Il testo originario prevedeva che essi avessero il compito di autorizzare le ore di sostegno richieste sulla base della documentazione. Noi abbiamo voluto fare un’operazione diversa: abbiamo creato dei gruppi di docenti esperti nell’inclusione a disposizione delle scuole per supportarle in tutti i passaggi e per svolgere attività di formazione e miglioramento dei processi di inclusione. Il supporto alle scuole, ai docenti, alle famiglie, è fondamentale; vuol dire dare strumenti.
Un altro passaggio importante riguarda l’attribuzione delle misure di sostegno, che sono le ore per il sostegno scolastico, ma anche altri strumenti.
Le ore di sostegno sono definite, come in passato, da quello che si chiamava GLH, che ha il compito di redigere il Piano educativo individuale del bambino. Questo Piano però dovrà definire non sole le ore di sostegno, ma anche tutte le misure utili a rendere quanto più efficace possibile la partecipazione degli alunni con disabilità alle attività della classe e della scuola assegnando, così, al bambino la centralità che merita: come si possono definire le misure di sostegno di un bambino fondamentalmente sulla base di documenti e diagnosi senza il coinvolgimento delle persone che lo conoscono, che lo seguono tutti i giorni nel suo percorso di crescita?».

Nel testo del provvedimento si parla di “corresponsabilità educativa”. Cosa significa?

«L’intero provvedimento si richiama alla Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal Parlamento italiano con la L. 18/2009, introducendo così nel processo di inclusione scolastica il cosiddetto modello bio-psico-sociale della disabilità. In altre parole, nella scuola, siamo tutti coinvolti nei processi di inclusione e nostro compito è tentare di rimuovere le barriere di ogni tipo che possono ostacolare la piena partecipazione dell’alunno con disabilità al contesto scolastico. La disabilità non riguarda solo la persona, riguarda anche il contesto sociale in cui questa persona vive e studia. Se il contesto è senza barriere e più ricco di opportunità, cambia il modo in cui questa persona vivrà la disabilità. È un cambio di passo fondamentale».

Il testo riguarda solo gli alunni con disabilità o si occupa di inclusione in senso più ampio?

«Ho detto poco fa che si tratta di un cambio di passo, e lo è per l’intera comunità scolastica; infatti, il testo ha dei beneficiari diretti, che sono gli alunni certificati ai sensi della legge 104 del 1992, ma cambiare la prospettiva dell’inclusione vuol dire intervenire sull’intero sistema scolastico rendendolo migliore per tutti. Inoltre la presenza dei gruppi di esperti nell’inclusione sarà supporto per l’intera scuola. Non dimentichiamo che, a parte la disciplina specifica del decreto legislativo che stiamo portando a conclusione, la nostra è una scuola inclusiva, è una scuola pubblica, aperta a tutti e fondata sul principio di uguaglianza e non discriminazione».

 

 

 

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