In 10 anni +500 mila alunni al Centro-Nord, -253 mila nel Mezzogiorno

Dopo i primi avvii delle lezioni della settimana scorsa, nei prossimi giorni le scuole faranno il pieno di studenti per il nuovo anno scolastico. Alla fine, quando il 20 settembre riapriranno anche tutte le altre scuole, si troveranno sui banchi delle scuole statali poco più di 7 milioni e 800 mila studenti.

Nel 2009-10 nelle scuole statali gli studenti erano 7.805.000, cioè 243mila in più di quelli di dieci prima quando erano stati 7.562.000. Nel corso dell’ultimo decennio, anche grazie al costante inserimento di alunni stranieri, la popolazione scolastica nelle scuole statali è andata aumentando di anno in anno fino, toccando alla fine un incremento pari al 3,2%.

Flusso migratorio, variazioni demografiche e situazioni economico-sociali hanno riconfigurato notevolmente nel corso del decennio la geografia della popolazione scolastica.

Nelle scuole settentrionali e centrali il numero degli alunni è aumentato del 12,3%, per un incremento di quasi mezzo milione di alunni (495.821), di cui 384mila negli istituti del Nord.

In valori assoluti il maggiore incremento si è avuto nelle scuole lombarde (131mila alunni in più); in termini percentuali l’incremento maggiore c’è stato in Emilia Romagna con un più 24%.

Nello stesso periodo le scuole del Sud e delle Isole andavano perdendo alunni di anno in anno, toccando alla fine un decremento complessivo del 7,2%, corrispondente a un calo di 253mila studenti, di cui oltre 170mila nelle regioni meridionali.

In valori assoluti il maggior decremento si è registrato in Campania dove il numero di alunni è diminuito di 62.500 unità; in valori percentuali la Sardegna ha toccato il massimo decremento sfiorando il 15% di riduzione del numero di alunni.  

La differenza di popolazione scolastica complessiva tra regioni del Centro-Nord e quelle del Sud e Isole, che nel 2000-01 superava di poco il mezzo milione (513mila), l’anno scorso, a seguito delle notevoli variazioni intervenute, ha toccato quota 1milione e 262mila.

Si tratta di variazioni di notevole importanza che hanno influito non solo sulla consistenza degli organici del personale della scuola ma anche sull’impiego di risorse umane e strumentali, sulla gestione e organizzazione dei servizi.

Considerando l’effetto di trascinamento tuttora in corso e il trend in atto, certamente nei prossimi anni le variazioni continueranno, chiamando in causa – ci auguriamo con programmazione di interventi e distribuzione equilibrata di risorse umane (cosa non sempre avvenuta, come ha dimostrato il nostro dossier sui posti di sostegno, scaricabile gratuitamente da tuttoscuola.com) – le diverse amministrazioni pubbliche interessate, a cominciare da quella scolastica.