Il voto di condotta: oggi e ieri

Nel numero di maggio di Tuttoscuola, proseguendo nei servizi di approfondimento della riforma, viene presentato uno speciale sulla valutazione con particolare attenzione al ritorno del voto sul comportamento degli alunni, la cosiddetta condotta.

Ci sembra interessante, con l’occasione, dare uno sguardo al passato, alla scuola di un secolo fa, rileggendo un passo della relazione finale del maestro elementare Benito Mussolini, futuro duce del governo fascista, alla sua prima esperienza di insegnante, quando, giovane diciannovenne, fu nominato supplente nella scuola elementare di Pieve Saliceto di Gualtieri (Reggio Emilia), dal febbraio fino agli esami della prima sessione del giugno 1901, nella seconda e terza classe (una pluriclasse) con 35 alunni, tutti maschi.

Era certamente un maestro severo: dopo un mese di supplenza sospende per tre giorni un ragazzo “di carattere manesco bilioso e bugiardo“; due settimane dopo ne caccia un altro e, qualche giorno prima degli esami sospende un altro ragazzo “per indisciplinatezza“.
Nella relazione finale, a proposito della disciplina, scrive “la disciplina l’ho sempre ottenuta con mezzi semplicissimi: destando l’allettativa, l’interessamento; vigilando. Non è disciplina quella che si ottiene con mezzi coattivi. Comprime l’individualità infantile e genera tristi sentimenti. Il maestro deve prevenire le cause del male, per non dovere poi dolorosamente reprimere“.

Il futuro duce avrebbe poi rivisto decisamente quel suo concetto giovanile di disciplina e dell’inopportunità di ottenerla con mezzi coattivi.