Il Tar multa il sindaco anti slot machine che voleva proteggere i giovani

L’episodio, che ha dell’incredibile, lo ha raccontato nei giorni scorsi sul Corriere della Sera, e con il solito stile brillante, Gian Antonio Stella.

Il sindaco di Verbania, nel maggio del 2005, con l’approvazione unanime del Consiglio comunale, emise un’ordinanza con la quale consentiva l’uso delle slot machine soltanto dalle tre del pomeriggio alle dieci di sera, in modo da scoraggiare almeno la tentazione di tanti studenti di bigiare la scuola per andare a giocare alle macchinette.

Nel momento di emanazione dell’ordinanza a Verbania, cittadina di 31.500 abitanti, c’erano 402 slot machine, una ogni 78 abitanti. In considerazione del fatto che alle macchinette accedono anche adulti (pensionati, casalinghe) con conseguenze di dipendenza, la motivazione dell’ordinanza del sindaco era principalmente di ordine pubblico.

E proprio questa motivazione è stata fatale al sindaco e alla sua giunta.

La ditta che gestiva il giro di slot machine e anche un titolare di un bar, ritenendosi danneggiati dalla riduzione dell’orario di accesso ai giochi, hanno impugnato davanti al Tar l’ordinanza del sindaco.

Alla fine della vertenza il Tar ha ritenuto che l’ordinanza comunale fosse illegittima in quanto l’installazione di apparecchi da gioco, secondo un regio decreto del 1938, riguarda “ordine pubblico e sicurezza” che rientrano nelle competenze dello Stato.

Per questa invasione di campo il Tar ha condannato il sindaco che dovrà rifondere alla società che gestisce le macchinette una cifra superiore a 1,3 milioni di euro.

Dura lex sed lex, ma non sarebbe stato opportuno – osserva Stella – che il Tar portasse il regio decreto davanti alla corte costituzionale?

Nel frattempo sarebbe opportuno, comunque, un intervento legislativo che regolamenti la materia aggiornandola alle esigenze e al costume dei nostri giorni. Con un occhio attento ai giovani.