
Recentemente l’associazione sindacale ANIEF ha espresso la sua preoccupazione per il rischio che la Legge 107/15 potesse introdurre la figura del docente di sostegno – medico (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=37133).Tuttoscuola prosegue nel suo lavoro di approfondimento, considerando la tematica dell’inclusione scolastica strategica, per il futuro della scuola italiana.
Ad essere interpellato è oggi il presidente della FAND (Federazione Associazioni Nazionali Disabili), Paschetta, (http://www.tuttoscuola.com/ts_news_717-2.docx) il quale sostiene una proposta che prevede l’istituzione del ruolo dei docenti di sostegno con percorsi formativi che li portino ad una maggiore specializzazione: sarebbe questa la pressante richiesta che arriva dalle famiglie e anche dai dirigenti scolastici, quando si trovano di fronte a docenti di sostegno disorientati ed impreparati al compito. “Nel rapporto educativo con il disabile – scrive Paschetta a Tuttoscuola – l’esperto della disciplina è, e deve rimanere, il docente titolare: a lui spettano la responsabilità dell’insegnamento e della valutazione dell’alunno anche se con disabilità, mentre il docente di sostegno dovrebbe, affiancandosi al titolare nel progettare le diverse unità didattiche, suggerire le modalità di comunicazione, le metodologie, la didattica e gli strumenti necessari a rendere efficace l’insegnamento in presenza di alunni con determinate disabilità, diventando in tal modo un reale sostegno al consiglio di classe uscendo dalla “gabbia” che lo isola come “l’insegnante dell’alunno disabile“.
Da dove nasce quindi la preoccupazione dell’ANIEF? “La posizione del sindacato è chiara: pensare di riformare il settore – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – lasciando tantissime cattedre di sostegno affidate ai supplenti sarebbe un vero autogol. Il nostro sindacato non è contrario alla formazione del personale che opera con i 240mila alunni disabili presenti nelle nostre scuole. Dice no, però, quando si cerca di ridurre i numeri per evitare di far emergere la carenza di docenti.
Come si oppone quando si cerca di spostare l’attenzione sulla necessità di trasformare l’insegnante in una sorta di assistente medico. Il docente di sostegno rimane un docente. Con l’intervento nei confronti degli alunni disabili che deve continuare ad essere collegiale del consiglio di classe, sempre sulla base del progetto educativo. Cambiare questi punto fermo – conclude Pacifico – non ci trova e non ci troverà mai d’accordo“.
Le diverse posizioni, a prima vista così distanti, sono entrambe rivolte ad una migliore organizzazione della formazione per i docenti di sostegno. Gli oltre 240 mila studenti con disabilità certificata presenti nella scuola italiana, insieme alle loro famiglie, reclamano sempre di più la presenza di docenti che sappiano leggere i bisogni educativi speciali dei loro alunni e rispondere all’urgenza di un percorso educativo e pedagogico in grado di accompagnarli nel loro progetto di vita.
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