Il rigore costa alle casse del Miur

Rispondendo al giornalista del Corriere della Sera (Gelmini: penso a un bonus per chi studia alle private) che le ha chiesto se i tanti bocciati non aumentino le spese nelle scuole, il ministro Gelmini ha risposto: “Non ho fatto i conti. Ma va bene così.

Con tutta probabilità l’intervistatore alludeva al fatto che molti ripetenti possono determinare un aumento del numero delle classi sia nella scuola secondaria di I grado sia in quella superiore.

Secondo le stime del ministero nelle scuole superiori i non ammessi alle classi successive o all’esame di Stato dovrebbero superare complessivamente le 400 mila unità (373 mila bocciati nelle classi intermedie e 29 mila non ammessi all’esame).

A questi dati provvisori dovranno aggiungersi i bocciati all’esame (l’anno scorso furono circa 10 mila) e gli studenti che a settembre, nonostante i corsi di recupero, non verranno promossi (l’anno scorso furono circa 51 mila).

Alla fine di questo anno scolastico potremmo avere complessivamente più di 460 mila studenti bocciati che potranno ripetere l’anno.

Una parte certamente uscirà dal sistema statale. Potrebbero essere tra il 20% e il 30% di quell’esercito di bocciati. Ripeterebbero l’anno in istituti statali almeno 300 mila ragazzi.

Di questi una buona parte vverrebbe riassorbita nelle classi esistenti, ma una certa quota (almeno il 10%) potrebbe determinare nuove classi.

Nell’ipotesi minimale di 30 mila studenti che ripetono l’anno negli istituti statali, determinando l’apertura di nuove classi, si potrebbe avere un aumento di classi dovute alla ripetenza per almeno circa mille nuove classi.

Il rigore, come si può capire, ha un costo.

Per il ministro Gelmini “va bene così“, ma per il ministro Tremonti?

Il predecessore di Tremonti, Padoa Schioppa, nella finanziaria 2007 aveva messo in conto un risparmio di migliaia di classi se si fossero evitate le bocciature. Non si pensava allora al rigore valutativo.