Il precariato è ineliminabile. A meno che…

Il Italia la nozione di “precariato” si è dilatata al punto tale da comprendere soggetti che in altri Paesi non sarebbero considerati lavoratori “precari” ma lavoratori inoccupati, o lavoratori a termine, o a contratto, o liberi professionisti.
Da noi al contrario si è consolidata nel tempo una interpretazione estensiva che ha messo insieme docenti abilitati (e anche non abilitati, ma con titolo di specializzazione per il sostegno), che lavorano da anni praticamente senza soluzione di continuità, con aspiranti docenti, abilitati a seguito di concorso o di SSIS, ma che non hanno mai messo piede in una scuola, e che in molti casi hanno un’occupazione stabile diversa dall’insegnamento.
I primi vivono una condizione di precarietà effettiva sotto il profilo giuridico-economico, ma per quanto riguarda la continuità dell’impiego e la mobilità la loro situazione non è molto diversa da quella di molti docenti a tempo indeterminato, che cambiano scuola quasi tutti gli anni. Per essi la via maestra è la stabilizzazione, l’incarico a tempo indeterminato, perché operano su posti effettivi. I secondi, che comprendono anche coloro che fanno supplenze brevi, legate a malattia del titolare, non dovrebbero essere considerati propriamente “precari“, altrimenti saremmo costretti a concludere che, in questa accezione estensiva, il precariato sarebbe ineliminabile, non essendo eliminabili malattie e altri impedimenti al lavoro nel settore della scuola, come in qualunque altro ambito lavorativo.
Ma è davvero ineliminabile questa categoria di precari “leggeri“, che si allarga perfino a chi non ha insegnato mai, neanche un giorno? Le scuole inglesi e quelle di molti altri Paesi in Europa fanno così: dotano le scuole di un organico aggiuntivo (qualcosa di simile si è già sperimentato in Italia con l’organico funzionale), consolidano il budget delle scuole e vietano qualunque ulteriore assunzione, esclusa quella di esperti per iniziative e progetti che dispongono di un finanziamento ad hoc. Se si vuole, si può.