Il pragmatismo prudente del ministro Bussetti

La scuola ha bisogno di innovare, sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie, migliorare la didattica, ma è giusto cambiare senza strappi. Senza introdurre l’ennesima grande riforma che metterebbe in difficoltà il sistema”. La risposta di Marco Bussetti alla domanda finale rivoltagli dal giornalista Corrado Zunino a conclusione di una corposa intervista di 26 domande e risposte (“Il suo sarà il ministero del cambiamento o della restaurazione?”, Repubblica, 27 giugno) riflette bene quello che appare essere ad oggi il tratto distintivo dell’homo novus giunto a sorpresa alla guida del Miur: la prudenza.

Così, al giornalista che cercava di strappargli qualcosa di sorprendente, di inatteso, o almeno di stuzzicante, il ministro ha sistematicamente dato risposte diplomatiche, a mezze tinte. L’eliminazione della chiamata diretta? “Era un impegno del contratto di governo”. La mobilità Nord-Sud degli insegnanti? “Dal 2019 i concorsi si faranno su base regionale”. E se poi i vincitori chiedono subito il trasferimento? “Metteremo vincoli”. Per esempio almeno tre anni sulla stessa cattedra? suggerisce Zunino. “Si può ragionare su questo periodo”. Il decreto per le maestre diplomate? “Rispetteremo la sentenza del Consiglio di Stato che le toglie dalle graduatorie a esaurimento, ma andremo incontro alle aspettative di tutte le maestre interessate. Diplomate, laureate”. Porrà fine al precariato? “Il precariato non scomparirà, ci sarà sempre bisogno di un serbatoio di supplenti”. Sposterà la data della prova preselettiva del concorso per DS? “Non la sposteremo, i candidati hanno avuto due anni per prepararsi. Ieri sono uscite le domande possibili: si accorgeranno che la preselettiva sarà più facile che in passato”.

Il giornalista a questo punto cerca di rivolgere al ministro Bussetti domande che lo inducano a sbilanciarsi almeno un po’. Quanto dovrebbe guadagnare in più un insegnante di una scuola media? “Sulle retribuzioni dobbiamo recuperare gli anni persi, ma non possiamo nascondere la difficile situazione delle finanze pubbliche”. Per le scuole paritarie il Governo Renzi ha già previsto sgravi fiscali sensibili, propone Zunino. E voi? “La libertà di educazione è un valore, le scuole paritarie svolgono un ruolo complementare importantissimo. Limitare finanziamenti creerebbe nuovi costi e impoverirebbe l’offerta formativa del nostro Paese”. Insomma si lasciano le cose come stanno.

Esausto, il giornalista prova con domande più personalizzate. Che ministra è stata Valeria Fedeli? “Ha portato avanti le sue idee in modo appassionato e coerente”. E Stefania Giannini? “Ha portato avanti una riforma in condizioni molto difficili con un fuoco amico che ha danneggiato lei e la stessa Buona scuola”.

Niente da fare. Alla fine il giornalista si è rassegnato. Tanto che ha finito per intitolare l’intervista con quella che gli è sembrata la dichiarazione più audace tra quelle rilasciate da Marco Bussetti: “La Buona Scuola non è tutta da buttare”.