Il Natale agrodolce della Buona Scuola

Il primo Natale della Buona Scuola – una legge approvata e applicata in tempi velocissimi per le abitudini italiane e malgrado la frontale opposizione dei sindacati – avrà il sapore agrodolce delle cose riuscite a metà: dolce per un governo e un ministro che hanno vinto una battaglia politica e parlamentare dall’esito non scontato e per quella parte degli ex precari che ha avuto una sistemazione accettabile dal punto di vista logistico; amaro per chi si è sentito ‘deportato’ e soprattutto per gli esclusi, che dovranno correre l’alea del concorso (anche se in molti stanno tentando la via dei ricorsi e di nuovi PAS).

Natale agrodolce anche per i dirigenti scolastici, gratificati da una legge che indubbiamente ne valorizza il ruolo e le responsabilità ma che perpetua per loro il supplizio di Tantalo di una piena dirigenza ancora una volta vanamente inseguita.

E per gli studenti? A giudicare dallo scarso successo (con qualche eccezione più appariscente che reale) della edizione 2015 del rito delle occupazioni neanche il Natale degli studenti avrà un sapore uniforme. Per le minoranze attive che hanno riproposto il rito non si tratterà di certo di festeggiare, visti i risultati. La maggior parte degli studenti si preparerà a un anno scolastico con poche novità – tra cui quella dell’alternanza, che sarà realizzata in molti casi un po’ al buio – e i problemi di sempre, compresa la noia di una didattica mediamente piuttosto antiquata.

Per gli insegnanti infine sarà un altro Natale senza contratto, e con la prospettiva di un negoziato non facile per i sindacati che li rappresentano. Sulla loro vita professionale incombe inoltre l’incognita della valutazione ‘meritocratica’ voluta dall’attuale governo. Ci sarà la temuta kermesse di tutti contro tutti a caccia del ‘premio’ in palio oppure i Collegi opteranno, come qualche segnale induce a prevedere, per una tranquilla e inoffensiva (nel senso che così nessuno si offende) distribuzione a pioggia del fondo per il merito?

Di certo sarà un Natale più dolce per i neoassunti, più agro per chi si appresta ad andare in pensione senza contratto, amaro per i non pochi precari di cui la nostra scuola ha ancora bisogno.