Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il libero pensiero del ministro sull’ora di religione

A noi comuni cittadini è consentito parlare in libertà di problematiche scolastiche, formulando critiche e proposte come contributo al dibattito e alle eventuali scelte dei decisori politici.

Tutto questo a un ministro dell’istruzione è consentito? Può esprimere considerazioni e pensieri in libertà se, coerentemente, non mette in atto immediatamente azioni e iniziative per cercare di tradurre i suoi pensieri in atti amministrativi o in provvedimenti normativi?

Capitò al ministro Tullio De Mauro, che, appena nominato se ne uscì con una dichiarazione forte sugli stipendi degli insegnanti, definendoli vergognosamente inadeguati e lontanissimi da quelli dei colleghi europei.

Nel merito aveva probabilmente ragione, ma appena i sindacati gli chiesero azioni immediate per far seguire alle parole i fatti, De Mauro dovette ammettere sconsolato che non ci poteva fare nulla.

Da professore quelle considerazioni le avrebbe potute fare, da ministro no.

Sta succedendo una cosa del genere al ministro Profumo che spesso, tra un convegno e l’altro, dice a voce alta quel che pensa e non poche volte – bisogna riconoscerlo – svolge considerazioni interessanti.

Ha ripetutamente dichiarato nei giorni scorsi che l’ora di religione, così com’è, va ripensata, tenendo conto della nuova configurazione della popolazione scolastica multietnica e multiculturale. Lo ha detto anche per l’insegnamento della geografia.

Le sue convinte dichiarazioni, com’era prevedibile, hanno riacceso il dibattito e le polemiche, creando anche preoccupazioni negli ambienti della Cei e contrasti in ambito politico e sindacale.

Ma, mentre il dibattito si stava scaldando, Profumo ha precisato che non aveva alcuna intenzione di avviare una revisione del concordato o una modifica dell’attuale quadro normativo e amministrativo in materia (compresa geografia, appena revisionata) . Aveva voluto soltanto svolgere una riflessione culturale, perché religione, come storia e geografia “devono essere più connesse al tema dell’evoluzione del mondo”. Interessante, ma valeva la pena creare un polverone?

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