Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il labirinto della "scuola islamica" di Milano

A Milano si vorrebbe "riesumare un ghetto scolastico etnico-confessionale, dopo averne decretato la morte per palese illegalità e incompatibilità con il dovere dell’integrazione degli studenti immigrati, con l’avallo dello Stato e il contributo degli italiani".
A formulare questo sospetto, che coinvolge nominativamente il prefetto Ferrante, il direttore scolastico regionale Dutto e il dirigente del CSA di Milano Zegna, è il noto esperto di problematiche del mondo musulmano Magdi Allam in un articolo comparso sul "Corriere della Sera" dello scorso 6 ottobre. Il tono aspro, tagliente, dell’articolo di Allam non ha mancato di stupire chi conosce l’esperienza e la prudenza dei personaggi citati. Che si sono messi alla ricerca di un filo d’Arianna per uscire da quello che sembra essere diventato un autentico labirinto, complicato dalla rigidità delle posizioni estreme: quella separatista degli integralisti islamici, ma anche quella per così dire integrazionista assoluta, che sostiene l’iscrizione degli allievi musulmani solo nella scuole pubbliche intese come statali.
A noi sembra che debba essere dato ai musulmani, con le stesse regole (diritti e doveri), quello che nella nostra democrazia pluralista viene riconosciuto ai cattolici, agli ebrei e ai cittadini in generale, a qualsiasi confessione appartengano: il diritto di costituire scuole private, e di chiederne la parità con quelle statali, nel rispetto della Costituzione e delle leggi: a partire dalla legge n. 62/2000, che prevede piani formativi conformi agli ordinamenti vigenti, docenti abilitati e l’apertura della scuola a tutti gli studenti che ne facciano richiesta. Niente di più, ma neanche niente di meno.

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