Il fattore frenesia/1

Se si cerca su Google la coppia di parole “Gelmini”e “tsunami” si trovano ben 21.200 pagine. Significa che l’accostamento tra il cognome dell’attuale ministro dell’istruzione e il termine giapponese con il quale abbiamo imparato a conoscere l’ondata travolgente suscitata dai maremoti è frequente, è diventato quasi uno stereotipo linguistico.

Eppure l’esordio ministeriale della non ancora trentacinquenne parlamentare bresciana, che il galante ma caustico Giovanni Sartori aveva definito sul “Corriere della Sera” “leggiadra ma sconosciutissima“, era stato prudentissimo, quasi afasico. Anche le dichiarazioni rese dal neoministro davanti alla commissione Cultura della Camera il 10 giugno 2008, concluse con una forte richiesta di “collaborazione e aiuto in questo sforzo di ricostruzione della principale infrastruttura italiana“, non lasciavano trasparire l’intenzione di procedere a colpi di sciabola e a passo di corsa.

Ma da quel momento, coincidente con la chiusura delle scuole e l’inizio dell’estate, Mariastella Gelmini ha dato avvio a un crescendo rossiniano di dichiarazioni, passando dal grembiule al voto di condotta e all’educazione civica, dal ripristino degli esami di riparazione e dei voti nel primo ciclo al ritorno del maestro unico nella scuola primaria. Tanti annunci, si pensò in un primo momento, forse per creare interesse e aspettative, e attenuare l’impatto dei concretissimi tagli che nel frattempo la manovra finanziaria del governo (decreto n. 112, poi legge n. 133) aveva inflitto al ministero dell’istruzione.