Il compagno di banco: questo sconosciuto

Sta girando sul web in questi giorni una vignetta di poche parole che forse può strappare un piccolo sorriso, ma che in effetti nasconde una questione da non sottovalutare. Su un foglio di quaderno il titolo di un tema: “Parla del tuo compagno di banco”, seguito più sotto dallo svolgimento dal tono desolato: “Sono seduto da solo”.

Il sorriso è assicurato e la risposta tramite gli emoticon a risata aperta, contagiosa e condivisa, corre su web, insieme a tante altre vignette ironiche e salaci sull’emergenza della scuola.

L’arrivo dei banchi monoposto costringerà alunni e studenti a vivere separati dagli altri compagni e non ci sarà più il compagno di banco.

Perché la questione non è da sottovalutare?

Se ognuno pensa alla propria esperienza scolastica, non può non pensare anche al proprio compagno di banco, confidente, amico. Alcune amicizie nate sul banco di scuola condiviso per anni sono rimaste per anni dopo l’esperienza scolastica.

Spesso insegnanti attenti sapevano abbinare sul banco biposto ragazzi diversi, favorendo aiuti reciproci che contribuivano a dare sicurezza sul piano psicologico.

Il banco monoposto ora dividerà gli alunni e potrebbe impedire una crescita insieme, complice anche l’uso delle mascherine che con il distanziamento fisico allontanerà anche i ragazzi e potrebbe frenare la loro voglia di stare insieme e di condividere i piccoli grandi segreti della vita.

Il banco monoposto è sinonimo di un’esperienza negata.

Ci permettiamo di rivolgere un invito che sa anche di speranza. Quando, speriamo presto molto presto, cadranno le paure dei contatti per il coronavirus e sarà possibile riprendere la vita di prima senza obblighi di distanziamento, riavviciniamoli i banchi monoposto, mettiamoli a contatto tra di loro come se fossero dei biposto o “isole”. Ricreiamo la condizione dei compagni di banco.