Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il caso ‘Faccetta nera’ in provincia di Vicenza

Oggi un nuovo professore fa 'outing': Anch'io ho insegnato quella canzone

In questo fine settimana diviso tra festeggiamenti religiosi (pasquali) e civili (Festa della Liberazione) non è mancata una piccola polemica sulla didattica, che ha tratto spunto da quanto accaduto nelle ore di educazione musicale in una scuola in provincia di Vicenza, a Pove del Grappa.

A raccontare per primo i fatti è stato il quotidiano Il Mattino di Padova, che ha registrato lo stupore e il disappunto di alcuni genitori nell’ascoltare i figli provare l’esecuzione e il canto delle due canzoni fasciste e razziste “Faccetta Nera” e “Giovinezza”.

A spiegare il senso dello studio di quelle canzoni ci ha pensato lo stesso professore di musica, al centro della polemica Nicola Meneghini, che ha detto che quei motivi, come anche Va’ Pensiero e la Leggenda del Piave studiate per il periodo della prima Guerra Mondiale, rientrano “in un ciclo di lezioni che hanno cercato di contestualizzare i periodi storici anche con la musica”, e che per il futuro è previsto nel programma lo studio di altre canzoni politicamente sensibili come “Lili Marlene”, “Bella ciao”, l’”Internazionale” socialista e l’inno sovietico.

Il professore, talmente deluso della vicenda al punto da non escludere di lasciare l’insegnamento, è stato difeso dalla dirigente della scuola, Luisa Caterina Chenet: “Conoscere non significa né abbracciare né sposare una causa. La cosa è stata contestualizzata. Non c’è alcun indottrinamento. La nostra è una scuola seria. Forse è stata una scelta culturale un po’ ingenua, ma l’insegnante non voleva certo sostenere alcuna posizione politica”.

Nonostante i tentativi di gettare acqua sul fuoco, la deputata del Pd Delia Murer ha annuciato un’interrogazione urgente al ministro Gelmini: “Alla ripresa dei lavori della Camera, dopo la pausa pasquale, chiederò conto al ministro, con una interrogazione urgente, di quanto è successo in questa scuola vicentina; si tratta, con tutta evidenza, di un fatto gravissimo, un modo pessimo per festeggiare il venticinque aprile. Far suonare a cantare a ragazzi di tredici anni un inno al Ventennio fascista, nella scuola di una Repubblica che è nata dalla resistenza, è il segno di un allentamento della tensione sui temi dell’antifascismo. Non possiamo consentirlo, soprattutto in un momento come questo, e in un territorio come quello vicentino che ha pagato un prezzo altissimo ai rastrellamenti e alle deportazioni naziste. Il governo intervenga immediatamente e faccia luce su questo spiacevole episodio”.

Le interrogazioni però potrebbero diventare parecchie, visto il nuovo ‘outing’ registrato oggi in una lettera dal quotidiano ‘l’Adige’. L’ha scritta Silvano Bert, professore di un Iti di Trento,che ha confessato: “Anch’io ho insegnato ‘Faccetta nera’ a scuola. L’ho contestualizzata con una scheda tratta dalla ‘Storia della canzone italiana’ di Gianni Borgna. Spero di non essere accusato anch’io di propaganda fascista. Ho passato vent’anni augurandomi di essere capace, con cento altri colleghi, di mostrare ogni giorno, non solo il 25 aprile, la differenza fra fascismo e democrazia”.

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