
Il blairismo in educazione: bilancio di 10 anni
La lunga transizione alla guida del governo britannico si è conclusa con l’annuncio ufficiale delle dimissioni di Tony Blair dagli incarichi di partito e di governo. Gli succederà lo scozzese Gordon Brown, cancelliere dello scacchiere (ministro dell’economia) e suo stretto compagno d’avventura in politica.
Cambierà qualcosa? Quasi certamente sì nella politica estera, il tallone d’Achille di Blair, che dopo l’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre 2001 decise di affiancare il neoeletto presidente Bush nell’intervento militare in Irak. Cambierà poco invece in altri settori, come la politica economica e le riforme sociali, nei quali egli ha comunque bene operato, a giudizio di amici e anche di avversari, almeno di quelli non faziosi. E quasi nulla cambierà, presumibilmente, per quanto riguarda la scuola e l’università, fiore all’occhiello del blairismo.
Il cavallo di battaglia del giovane Blair (43 anni) che nel 1997 portò alla vittoria il partito laburista dopo 18 anni di governi conservatori fu in effetti la politica scolastica. “Education, Education, Education” fu lo slogan di quella campagna elettorale, e certamente esso contribuì al successo del Labour Party. Anzi – e qui è il punto – del “New Labour Party”, perché non c’è dubbio che Tony Blair abbia profondamente innovato il programma di politica scolastica del “vecchio” partito laburista, ponendolo in qualche modo in continuità con le riforme introdotte da Margaret Thatcher: meno burocrazia, più autonomia e responsabilità per le scuole, maggiore collaborazione tra scuola e sistema delle imprese. E inoltre aumento delle tasse universitarie a carico degli iscritti (e non della fiscalità generale, che va a carico anche dei ceti meno abbienti), e contemporaneamente delle borse di studio per i meritevoli. A ancora, pugno di ferro (“zero tolerance“) non solo verso il bullismo ma anche con i genitori responsabili di non controllare la regolare frequenza scolastica dei figli.
Equità, meritocrazia e responsabilità ci sembrano le parole chiave del blairismo in educazione. Valori forti, che sopravvivranno al declino della fortuna politica di Tony Blair.
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