I riformisti al centro-destra: coraggio, fate il vostro mestiere

Ogni fallimento del centrodestra sul terreno riformista ha un effetto negativo anche sul centrosinistra, perché lo spinge a riprendere le sue antiche vesti e a ripresentarsi di nuovo come il restauratore dello status quo. Io mi auguro sempre che dal centrodestra venga una spinta all’innovazione perché se questa non viene è un danno anche per il centrosinistra“.

Questo appello al centrodestra perché sia più dinamico e incisivo viene singolarmente da sinistra, o meglio da quella parte della sinistra nella quale si riconosce Antonio Polito, direttore de “Il Riformista”. Per illustrare la sua tesi, Polito cita la riforma del mercato del lavoro, quella delle pensioni e – in modo particolare – quella della scuola. Lo fa in un’ampia intervista pubblicata nell’ultimo numero del periodico “Critica Sociale”, giornale fondato da Filippo Turati nel 1891, attualmente diretto da Stefano Carluccio.

Ma su quali punti della politica scolastica il centrodestra dovrebbe essere più coraggioso e innovativo? Polito cita la spesa per l’istruzione: non serve “mettere più soldi nella scuola statale se questo porta più burocrazia, più inefficienza, più bidelli e più insegnanti, avendo già l’Italia il più alto numero di insegnanti e di bidelli per studente“. Quindi, se il centrodestra fa il “lavoro sporco” di tagliare gli organici, il centrosinistra non può che trarne un vantaggio, quando andrà al governo. L’importante – sembra dire – è che il centrodestra li tagli davvero, in modo da riportarci almeno nella media europea. Altro esempio è quello del finanziamento della scuola “indipendente” (Polito preferisce non dire “privata” perché riconosce il carattere comunque pubblico delle scuole non statali): che male ci sarebbe, per esempio, a finanziare scuole di inglese (o a riconoscere un bonus alle famiglie che se ne avvalgono), se la scuola statale “non ce la fa ad insegnare l’inglese a tutti i bambini delle scuole elementari italiane“? Nell’intervista Polito non evoca il tema del “doppio canale”, ma il giornale da lui diretto si è espresso più volte in favore di un forte canale di formazione professionale, competitivo con quello liceale.

Il centrosinistra non dovrebbe fare le barricate contro provvedimenti di questo genere: Blair ha vinto proprio perché ha ereditato e implementato le riforme educative (e non) della Thatcher. Quindi, forza Moratti: più riesce a realizzare i suoi programmi più innovativi oggi, e meglio sarà per la sinistra domani. Questo è il pensiero del riformista Polito, che non è certo destinato a suscitare entusiasmi nel vasto schieramento “conservatore” anti-Moratti, finora prevalente nel centrosinistra. Amato, e anche D’Alema, sembrano sensibili agli argomenti di Polito. Chissà che ne pensa Prodi, che in una recente intervista ha sostenuto che il problema non è cancellare o modificare le leggi del Polo, ma elaborare un programma di governo capace di innovare il sistema paese.