I nostri bambini davanti alla catastrofe nipponica

Siamo tutti rimasti incollati per ore davanti ai video della catastrofe nipponica, increduli e sgomenti davanti a quelle scene apocalittiche. Quanti di noi si sono chiesti: e se fosse toccato a noi? Anzi: potrebbe toccare anche a noi?

Ogni persona adulta può darsi razionalmente la risposta che crede, ma i bambini una risposta razionale non sono in grado di darsela, perché capiscono, proprio dall’angoscia degli adulti che stanno vicino a loro, che quelle immagini della tv questa volta non sono quelle di un brutto film o di una drammatica finzione.

I genitori e, soprattutto, gli insegnanti hanno un delicato compito da affrontare in questi giorni: rassicurare, sdrammatizzare e cercare di evitare che i nostri piccoli personalizzino quel dramma come evento che li può colpire con perdita delle proprie sicurezze e dei propri affetti: i genitori, le cose, gli amici.

Quando si può, meglio evidenziare aspetti positivi: la calma della popolazione, i salvataggi, i ritrovamenti di sopravvissuti, la distanza dei luoghi del terremoto da casa nostra, ecc. Non si può non parlare di terremoto, di tsunami, di maremoto, ma è meglio non insistere troppo, portando l’attenzione su altri eventi.

Un modo per esprimere solidarietà ai lontani coetanei e dimostrare che si può essere vicini a loro anche se ci separano migliaia di chilometri può essere quello di inviare lettere, auguri o altri messaggi all’ambasciata romana del Giappone, via Quintino Sella, 60, 00187 Roma.