I dirigenti scolastici tra oneri e onori

I rapporti di lavoro anche nei contesti educativi danno luogo a forti manifestazioni conflittuali. Non deve sorprendere, perciò, la constatazione che una delle questioni più spinose del Ddl sulla buona scuola riguardi l’assegnazione di maggiori poteri e responsabilità ai dirigenti scolastici.

Il DPR 275/99, Regolamento dell’Autonomia scolastica, ha previsto che il dirigente assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziare e strumentali e dei risultati del servizio, organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formativa ed è titolare delle relazioni sindacali. Forse sarebbe di per sé potuto bastare, se fosse stato possibile esercitarlo con pienezza… delle responsabilità. Il problema è stato che l’esercizio di tale responsabilità è stato diluito da un’amministrazione che si è “impegnata”  a definirne i confini, le quote di autonomia, e a dettare regole minuziose e di dettaglio senza attivare (a quel punto… giustamente, a reciproco alibi!) una seria forma di valutazione (che invece era stata prevista, promossa e attivata sperimentalmente nell’anno scolastico 1999/2000 e bloccata nel 2001 con il forzoso ricambio dei vertici dirigenziali del Miur).

Se dunque sono stati  ben pochi i margini per la piena assunzione delle responsabilità dirigenziali conseguenti quella ‘autonomia’, anche la relativa cultura che ne derivava si è poco sviluppata, con riflessi importanti proprio su ciò che oggi avrebbe favorito una ben più fiduciosa accoglienza delle nuove previsioni di legge.

Infatti per gestire le risorse umane, organizzare contesti innovativi che riguardano tanto l’area della professionalità quanto lo spazio per incontrare tante nuove e diversificate istanze ed esigenze, occorre che la dirigenza sia autorevole, riconosciuta e apprezzata perché ha dato prova di sé, sperimentandosi sul campo con successo. In tutte le situazioni in cui il successo si è verificato, al di là e oltre vincoli e paletti, i problemi non si pongono: il DS è riconosciuto e stimato e i docenti collaborano, con lui e tra loro, nella direzione di obiettivi e risultati condivisi e verso il miglioramento nell’innovazione.

Ma sono molte, forse troppe, le situazioni nelle quali il DS è a fatica ‘sopportato’ dai docenti che sono chiamati a supplire a competenze e funzioni assenti.

Questo contesto generato più da un non prevedere e non costruire che da precise volontà, non è esattamente un ‘fare sistema’, mentre ora sembrerebbe esserci questa volontà. Ma dando per scontate premesse che, purtroppo, mancano.