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I CTP rischiano il collasso per i test di lingua degli stranieri?

Dal prossimo 9 dicembre prendono avvio in tutta Italia i test di conoscenza della lingua italiana, necessari per ottenere il permesso di soggiorno CE. Si tratta di un permesso di soggiorno di lunga durata a cui potranno accedere molti immigrati (stimate alcune centinaia di migliaia).

Il conseguimento di questo permesso da parte di stranieri in possesso da almeno 5 anni di un permesso di soggiorno (e che dimostrano di avere un certo reddito e l’alloggio) è subordinato al superamento di test di conoscenza della lingua italiana di livello A2. del Quadro di Riferimento Europeo, in base al quale lo straniero deve dimostrare che “Comprende frasi ed espressioni usate frequentemente relative ad ambiti di immediata rilevanza (es. informazioni personali e familiari di base, fare la spesa, la geografia locale, l’occupazione). Comunica in attività semplici e di abitudine che richiedono un semplice scambio di informazioni su argomenti familiari e comuni. Sa descrivere in termini semplici aspetti della sua vita, dell’ambiente circostante; sa esprimere bisogni immediati”.

In base ad un accordo tra ministero degli interni e quello dell’istruzione è previsto che lo svolgimento del test si svolga “presso le istituzioni scolastiche sedi dei Centri Territoriali Permanenti (CTP)”.

Se, come si prevede, saranno centinaia di migliaia i richiedenti (per la maggior parte nelle regioni del Nord e del Centro), la somministrazione dei test per l’accertamento della conoscenza della lingua italiana metterà a dura prova l’organizzazione dei CTP (ce ne sono poco più di 500 in tutta Italia), dove potranno riversarsi per ogni Centro mediamente un migliaio e più di domande.

Il rischio di bloccare l’ordinaria attività dei CTP o di ritardare l’esito dei test è stato denunciato dalla Flc-Cgil che in proposito ha rilevato che “I CTP/CPIA .. vanno messi nelle condizioni di svolgere al meglio il compito loro assegnato garantendo adeguatamente gli organici e potenziando la struttura organizzativa. C’è il rischio concreto, altrimenti, che l’attività di somministrazione dei test di lingua cancelli o limiti fortemente l’attività ordinaria di insegnamento…”

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