I cerchi magici all’interno della scuola

Sulla parola “cerchio magico” e sull’applicabilità del termine alla scuola, ci ha scritto questo contributo il nostro lettore Lucio Ficara, che volentieri pubblichiamo.

Invitiamo tutti gli altri lettori a partecipare alla discussione, o a proporne di nuove, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

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Dai cerchi magici alle spirali auree

Da qualche giorno nel nostro linguaggio quotidiano è entrato, con prepotenza mediatica, il termine “cerchio magico”. Ma cosa è il “cerchio magico”? Chi sono i cerchisti magici?

Il termine in questione, risale agli antichi babilonesi, ma se ne trova traccia molto frequente nel periodo medioevale dei maghi e delle streghe. Si tratta di un cerchio immaginario che racchiude al suo interno energie sublimi, esseri superiori e potenti, lasciando fuori di esso le miserie della vita degli uomini comuni. Dentro questo cerchio magico, dove si è protetti dal potere divino, si prendono decisioni e si scelgono strategie di azione, insomma un vero centro direzionale di potere. Il simbolo del cerchio rappresenta la pienezza, la continuità e la ciclicità. il cerchio viene considerato un simbolo di pienezza dell’individuo e l’archetipo dell’ “io”, che si distingue dalla misera debolezza del “noi”. I “cerchisti magici”, sono gli individui, che come i maghi ciarlatani e le streghe cattive dell’età medioevale, esaltano il proprio “io” acquisendo i poteri conferiti dal privilegio di vivere nel circolo magico. Insomma l’arroganza dell’ ”io” contro l’impotenza del “noi”. Il cerchio magico è un modus vivendi di concepire l’esistenza ed è anche un sistema di “governo” molto diffuso nel nostro Paese.

Anche nelle governance delle nostre scuole pubbliche esistono i cerchi magici. Conosco personalmente dirigenti scolastici, che hanno creato il loro cerchio magico, cercando di emarginare chi non ama queste logiche feudali e degeneri. Dirigenti scolastici che si considerano il centro del cerchio da cui si sprigiona l’archetipo dell’ io, tanto da diventare presidi-padroni e non, come dovrebbe essere, custodi della trasparenza, del rispetto delle regole e della buona amministrazione. Dirigenti scolastici che parlando dicono: “la mia scuola”, “il mio docente”, usando in modo arrogante quel pronome possessivo “mio”, dimenticando il valore profondo del pronome possessivo “nostro”.

L’autonomia sfrenata e senza controllo, degenerata con le politiche scolastiche proposte dal cerchio magico berlusconiano, ha rafforzato la scuola dell’ ”io”, strangolando l’ enorme potenzialità della scuola del “noi”. Ai cerchi magici, mi piacerebbe contrapporre una divina figura matematica, che al contrario del cerchio escludente, è una figura che include: “la spirale aurea”. La spirale aurea nasce dalla divina proporzione di pacioliana memoria, che attraverso il numero aureo ricavato dalla sezione aurea di un segmento, riesce a stabilire che il rapporto sequenziale tra il lato corto e il lato lungo di un rettangolo “converge” verso un punto di fuga che non sarà mai in grado di raggiungere. Tale punto viene denominato l’occhio di Dio. L’obiettivo di una scuola seria e funzionale è quello di percorrere la spirale aurea che si allontana dalle logiche circolari e trova, con lo spirito collaborativo e di apertura mentale dei propri docenti, la capacità di raggiungere tutti gli obiettivi possibili, avvicinandosi asintoticamente a quel divino punto di fuga.

Lucio Ficara

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