I bambini salveranno il mondo. Ma chi salverà i bambini?

Di Giovanni Maria Bevilacqua*

In fila per la spesa settimanale aspetto pazientemente il mio turno. In fin dei conti mi reputo fortunato, almeno per due ore posso stare fuori all’aria aperta…

Intorno solo un silenzio assordante che segue il lento avanzare dei nostri passi, rifletto sul tempo….

Gli adulti hanno un modo tutto loro di “non-gestire” il tempo, quando ne abbiamo troppo ci sfugge, si accavalla in un susseguirsi di “farò”, “magari domani…”, “oggi proprio non posso…” e poi una mattina eccoci qui, costretti nelle nostre stesse case come animali umani nei loro personalissimi zoo di cemento.

E i bambini che rapporto hanno con il tempo, sopratutto quando questo tempo è privo di tutte quelle attività che, come ingranaggi perfetti di un meccanismo oleato, scandiscono con regolarità le loro giornate?

Alzo lo sguardo, la fila è più corta e lì a poco meno di tre metri da me ecco il carrello, cosi bello nella sua serafica immobilità. A volte la felicità è nella piccole cose…

E i bambini? Quanti piccoli momenti di felicità stanno perdendo in questi giorni, abitando le loro camerette come tanti piccoli mondi cosi diversi nella loro unicità…

Proprio l’altro giorno portavo fuori il cane e mentre camminavamo insieme nell’inconsistenza di un pomeriggio qualunque, da un balcone di un anonimo palazzo due bambini in tenuta sportiva giocavano a pallone. Le loro risate… La bellezza è nelle piccole cose.

Ecco è proprio di questo che abbiamo bisogno: ritrovarci nelle piccole cose. E sono i bambini che ci possono aiutare in questo difficile compito. Gli stessi bambini che ormai da un mese vivono una vita a metà, privata alla radice di quelle relazioni quotidiane di natura sociale che rappresentano un porto sicuro, un terreno fertile per la costruzione della propria identità e il consolidamento di quei legami affettivi che sono alla base dello sviluppo dell’empatia…

Finalmente è il mio turno, varco con aria trionfante la porta scorrevole del supermercato con il carrello nelle mani e due liste della spesa. Mi avventuro per gli scaffali, penso ai commessi, i loro volti sofferenti che spuntano dalle mascherine. Chissà quanto è difficile lavorare in queste condizioni, lo stress come unico compagno di giochi…

Penso al Bournout, quella sindrome da stress che porta ad un esaurimento emotivo, irrequitezza, apatia, senso di frustrazione, e a quanti bambini in questo periodo stanno vivendo una condizione simile, svuotati improvvisamente di tutto, che passano le loro giornate alla ricerca di piccoli attimi di felicità, con la speranza negli occhi che domani sarà un nuovo giorno per rincominciare.

I bambini salveranno il mondo…

*psicologo e psicoterapeuta junghiano, specializzato nel gioco della sabbia