I 70 anni della Repubblica: fu una rivoluzione istituzionale, ma non amministrativa

In una brillante intervista rilasciata al quotidiano Repubblica del 2 giugno 2016, 70° anniversario del referendum istitutivo della Repubblica italiana, l’ex ministro Rino Formica osserva che se quella data – il 2 giugno 1946 – segnò certamente una forte discontinuità sul piano istituzionale, non altrettanto si può dire di quello amministrativo, perché le pubbliche amministrazioni, tra le quali anche quella scolastica, rimasero in gran parte invariate nel loro impianto strutturale e nelle regole di funzionamento (e, quasi sempre, anche nelle persone, soprattutto dopo l’amnistia disposta poco dopo – il 22 giugno 1946 – per iniziativa dell’allora ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti, leader del PCI).

Nell’anno e mezzo antecedente l’entrata in vigore della nuova Costituzione repubblicana (1 gennaio 1948), per la verità, si svolse un ampio dibattito, di cui restano importanti tracce negli atti dell’Assemblea costituente e in quelli della ‘Commissione dei 75’ che ne preparò i lavori, e proprio sulla riforma dell’assetto istituzionale della scuola vennero avanzate proposte di grande respiro (ne furono animatori Giovanni Gozzer e Guido Gonella, dal luglio 1946 ministro della PI), tese a realizzare un nuovo equilibrio tra un sistema di scuole, statali e non statali, dotate di larga autonomia didattica, e un Ministero sburocratizzato.

Poi le cose andarono, com’è noto, in modo assai diverso, anche a seguito dell’inizio della guerra fredda e della crisi dei governi di unità nazionale. Dopo le elezioni del 18 aprile 1948 la DC e lo stesso Gonella, confermato alla guida del MPI, scelsero di gestire l’apparato amministrativo così come lo avevano ricevuto – un monoblocco centralizzato e gerarchizzato – rinunciando alla ventilata rivoluzione dei rapporti centro-periferia e concedendo alla sinistra (nonché alla destra laico-liberale di allora) un’interpretazione letterale e iper-restrittiva della dizione “senza oneri per lo Stato” contenuta nell’art. 33 comma 3 della Costituzione. Una operazione che ha ingessato la scuola italiana per decenni, e la cui lunga eco si avverte ancora oggi nella faticosa e contraddittoria interpretazione che viene data del concetto di autonomia scolastica.