Se le tematiche economiche hanno occupato il maggior spazio nelle dichiarazioni programmatiche rese dal presidente Monti (ma lui preferisce essere chiamato ‘professore’…) non è sfuggito l’accento che egli ha posto sulla priorità da accordare ai problemi dei giovani, la cui soluzione – ha detto – costituisce la “finalità” di tutta l’azione del suo governo.

D’altra parte il legame tra la tematica economica e quella educativa, nella visione di Monti, è strettissimo, come da lui sottolineato in Parlamento: “Un ritorno credibile a più alti tassi di crescita deve basarsi su misure volte a innalzare il capitale umano e fisico e la produttività dei fattori. La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale: sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli d’istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani”.

Per ottenere questo risultato, ha spiegato, serviranno “interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo, identificando i fabbisogni, anche mediante i test elaborati dall’Invalsi, e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti”.

Il cenno all’Invalsi è particolarmente significativo perché riprende un impegno preso formalmente anche dal precedente governo Berlusconi nella lettera inviata alla UE lo scorso 26 ottobre di utilizzare lo strumento della valutazione di sistema per effettuare interventi sulle scuole “con risultati insoddisfacenti”.

Anche per quanto riguarda l’università l’accento cade sulla valutazione: “varati i decreti attuativi della legge di riforma approvata lo scorso anno, è ora necessario dare rapida e rigorosa attuazione ai meccanismi d’incentivazione basati sulla valutazione, previsti dalla riforma”.

Le parole d’ordine del nuovo governo in materia di istruzione, sia scolastica che universitaria, sembrano dunque essere valutazione e merito: delle istituzioni ma anche degli individui.