
Dopo un primo e un secondo intervento di insegnanti di religione in difesa della categoria, ci scrive la professoressa di italiano Emanuela Paris, che lamenta criteri di costituzione delle classi favorevoli agli insegnanti di religione cattolica. Questo il testo della sua lettera.
Ricordiamo che la discussione ha preso avvio dal nostro articolo Il 91% degli alunni sceglie l’ora di religione, ma i loro docenti si sentono vittime di pregiudizi.
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Vorrei ricordare ai lettori che gli alunni che frequentano l’ora di religione non possono essere accorpati. Anche con un alunno solo, la “classe ” di religione funziona. Conosco situazioni di scuola media nella provincia di Torino, dove esiste una forte minoranza protestante (da sempre contraria all’insegnamento delle singole religioni a scuola), in cui ci sono tre-quattro bambini per classe che fanno religione.
Nella mia scuola, una media, ci sono molte classi, in cui i ragazzi che si avvalgono dell’insegnamento della religione sono poco più di una decina. Si potrebbero tranquillamente fare delle classi parallele di venti alunni con un risparmio notevole ma questo, per la religione cattolica, non si può fare. Non parliamo poi delle scuole superiori in cui, in tutto il Pinerolese, i gruppi di alunni sono molto piccoli.
Io non metto in discussione la possibilità , per chi lo desidera, di avvalersi dell’insegnamento di religione cattolica, vorrei che i criteri numerici di costituzione delle classi fossero uguali per tutti.
Perché io, insegnante di italiano, devo avere classi di 25 alunni, mentre al mio collega di religione è consentito fare lezione con 12 ragazzi?
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I lettori di tuttoscuola.com che vogliono dire la loro su questa lettera, possono farlo, scrivendo a la_tribuna@tuttoscuola.com. La redazione pubblicherà gli interventi più significativi. Analogamente, coloro che vogliono presentare contributi originali su cui discutere, possono scriverci usando il medesimo indirizzo la_tribuna@tuttoscuola.com.
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