Quasi tutti gli insegnanti la conoscono, ma la maggior parte non sa che fare davanti a una crisi, e ha un forte pregiudizio rispetto al reale impatto che la patologia può avere nei percorsi di apprendimento e di crescita dei ragazzi. E’ la fotografia della scuola italiana di fronte all’epilessia, scattata da un’indagine Doxa per la Lice, la Lega italiana contro l’epilessia, su 600 insegnanti di scuole primarie e secondarie inferiori in occasione della nona Giornata Nazionale per l’Epilessia il prossimo 2 maggio.

Dalla ricerca è emerso che il 99,7% degli insegnanti italiani conosce la malattia e quattro su dieci hanno avuto o hanno in classe alunni con epilessia. Nonostante questa significativa ‘familiarità’, però, le conoscenze specifiche sono molto carenti. Il 60% degli intervistati la considera più rara di quanto sia, su base fondamentalmente ereditaria e non guaribile. E la ritiene una malattia invalidante anche per il futuro, che rende difficile guidare (65%), ostacola il lavoro (40%) e le attività sportive (33%), mentre uno su tre crede che possa rappresentare un impedimento al matrimonio e uno su quattro che possa ostacolare la procreazione. Unico dato positivo, l’85.3% non la ritiene una malattia mentale.

Di fronte a una crisi in classe, non solo 6 insegnanti su dieci non sanno che fare, ma uno su due farebbe comunque la cosa sbagliata, per esempio inserendo qualcosa in bocca o tenendo fermo il bambino. Due su tre, poi, chiamerebbero l’ambulanza, intervento da riservare soltanto a casi molto particolari. “Ancora una volta va ribadito – spiega invece il dottor Guido Rubboli, Coordinatore della Commissione Promozione della LICE – che questa patologia cerebrale si può presentare sotto diverse forme ciascuna delle quali necessita di terapie specifiche. Per inquadrare nel modo piu’ corretto il caso di ogni bambino sono importanti i colloqui con gli specialisti del settore“.