Gissi: mobilità 2017, un marasma organizzativo? Non per colpa del sindacato

La verità è che siamo passati dalla rovinosa stagione dei tagli di risorse, che hanno impoverito e indebolito la nostra scuola, a quella di una ripresa di investimento il cui buon esito rischia di essere pregiudicato per il modo assai discutibile con cui molte delle scelte sono state fatte (dal Governo e dalla maggioranza, ndr), con poca disponibilità all’ascolto, tanta presunzione di autosufficienza e una vera e propria ossessione d’immagine“.  Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, commenta così il dossier di Tuttoscuola sulla mobilità e la discontinuità didattica, che ha messo in evidenza come un insegnante su tre quest’anno ha cambiato cattedra, tra trasferimenti dei docenti di ruolo e movimenti dei docenti non di ruolo.

 Mobilità, quest’anno oltre 250mila docenti hanno cambiato cattedra. Numeri incredibili…
C’era da attendersi che il numero dei trasferiti fosse quest’anno piuttosto elevato, come conseguenza delle numerose assunzioni fatte. Che poi queste siano avvenute in gran parte in territori diversi da quello di residenza, ponendo così i presupposti per una forte spinta a rientrarvi, spiega l’alto numero di trasferimenti interprovinciali, soprattutto – ovviamente – da nord a sud”.

Era proprio necessario innescare questo processo?
No, si poteva e si doveva agire diversamente quando si è impostato il piano di assunzioni della legge 107.  Vengono oggi al pettine i nodi di quel piano, costruito con molta superficialità e piegato, per mere ragioni di immagine, su obiettivi che non avevano alcuna fondata ragione né urgenza, come lo svuotamento “in un sol colpo” delle graduatorie a esaurimento e concorsuali. Un obiettivo a cui si è voluto dare priorità, anziché partire dal soddisfacimento delle reali esigenze delle scuole: col bel risultato di mancarli entrambi. Avere indotto più o meno forzosamente tante persone a spostarsi dal proprio luogo di residenza ha posto le premesse per una forte pressione a rientrarvi: non è il contratto a generare spinte di questo genere, il contratto è casomai lo strumento per gestire in modo trasparente queste dinamiche, cosa che lo scorso anno è stata impedita per errori del sistema di gestione delle operazioni, andato in tilt per eccesso di domande. La genesi di tali dinamiche, lo ripetiamo, non è nel contratto ma nelle scelte compiute dal Legislatore”.

Il dossier di Tuttoscuola propone alcune soluzioni, tra cui la stabilizzazione del personale precario.
Ci fa piacere che si riconosca l’incidenza negativa prodotta, in termini di continuità didattica, dall’elevato numero di rapporti di lavoro precario. Coprire con lavoro stabile tutti i posti che normalmente servono alla scuola per poter funzionare è una rivendicazione che la Cisl Scuola avanza da tempo. Ecco perché chiedevamo che il piano di assunzioni fosse volto anche a dare stabilità ai tanti contratti ricorrentemente precari, indipendentemente dalle graduatorie di iscrizione (evitando di consegnare questa partita al contenzioso e ai tribunali). Una richiesta che è stata completamente disattesa, lasciando così irrisolto l’altro problema, quello della cosiddetta “supplentite”, che con la 107 si sarebbe dovuto magicamente risolvere. Anch’esso invece obiettivo clamorosamente mancato”.

Meglio tutelare gli interessi dei lavoratori anziché quelli degli studenti, quindi? L’accordo dello scorso 29 dicembre però non impedisce, anzi…, che si ripeta anche nel 2017 in termini di trasferimenti e quindi di girandola di cattedre, quanto accaduto quest’anno…
Non è certo per eccesso di contrattazione che nella scuola si produce “marasma organizzativo”: proprio le vicissitudini applicative della 107 ci dimostrano casomai il contrario. Né ci appartengono l’idea e l’immagine di un sindacato che antepone gli interessi dei lavoratori a quelli del servizio e dell’utenza, nel nostro caso fatta di milioni di ragazze e ragazzi e delle loro famiglie che in tante occasioni hanno mostrato di condividere le nostre ragioni e le nostre battaglie in difesa della scuola”.

E allora?
La verità è che siamo passati dalla rovinosa stagione dei tagli di risorse, che hanno impoverito e indebolito la nostra scuola, a quella di una ripresa di investimento il cui buon esito rischia di essere pregiudicato per il modo assai discutibile con cui molte delle scelte sono state fatte, con poca disponibilità all’ascolto, tanta presunzione di autosufficienza e una vera e propria ossessione d’immagine”. 

Secondo lei come si potrebbe risolvere il problema?
Siamo pronti ad affrontare da subito un tema serio e importante come quello della continuità didattica, fattore che oltretutto le regole contrattuali puntano da sempre, in modi diversi, a valorizzare e incentivare; ma si prenda atto che a metterla davvero in crisi non sono i contratti, ma norme di legge mal concepite e mal gestite alle quali sarebbe necessario mettere mano prima che possano produrre, in prospettiva, ulteriori situazioni di ‘marasma organizzativo’”.