Giovani laureati: la maglia nera della Campania

Mentre il 33,6% dei giovani 30-34enni dei Paesi europei possiede un titolo universitario, i loro coetanei italiani, lontanissimi, sono soltanto al 19,8% (i dati si riferiscono al 2010).

Ma l’Italia è lunga e larga e, quindi, ha notevoli differenze anche in materia di laureati, come documenta l’Istat nella ultima pubblicazione di “Noi Italia 2012”.

Mediamente nel Mezzogiorno la percentuale di laureati è del 15,6%; al Centro è del 24,3%.

Maglia nera è la Campania con il 12,9% di laureati in questa fascia di età, preceduta dalla Sicilia (14,6%), dalla Puglia (15,4%) e dalla Valle d’Aosta (15,8%).

Il Lazio, grazie a Roma, con il 26,2% risulta la regione con la percentuale più alta di laureati, seguita dall’Umbria (25,6%), dalle Marche (25,0%), dalla Liguria (24%) e dal Molise (24,4%).

L’Istat riporta anche i dati dal 2004 in poi, consentendo di rilevare l’incremento intervenuto a tutto il 2010. Mediamente in Italia nel 2004 i giovani laureati erano il 15,6%; l’incremento rispetto al 2010 (media del 19,8%) è stato quindi di 4,2 punti in percentuale.

Ma mentre le regioni centrali e quelle del Nord Ovest hanno fatto registrare un aumento percentuale superiore al 5%, quelle meridionali si sono limitate ad un 2,7 di aumento.

C’è però chi ha fatto addirittura passi indietro, come è successo alla Campania che è passata dal 13% di giovani laureati nel 2004 al 12,9% nel 2010. La Sicilia è avanzata soltanto di 1,8 punti in percentuale.

Nelle Marche l’incremento percentuale di laureati dal 2004 al 2010 è stato dell’8,7%, nel Trentino Alto Adige dell’8,5%.

Nel 2004 le giovani donne laureate erano il 18,4%, mentre gli uomini, con il 13% seguivano a distanza di 5,4 punti in percentuale. Nel 2010 la distanza è aumentata e sfiora i 9 punti.

Nelle regioni centrali la distanza tra i due sessi supera gli undici punti in percentuale; in Abruzzo e in Molise raggiunge quasi i quattordici punti. Soltanto in Campania le donne, pur raggiungendo percentuali di laureate più elevate di quelle dei coetanei maschi, hanno rallentato il passo, consentendo di ridurre di poco il divario.