Gelmini: ”Istruzione tecnica strumento necessario contro la crisi”

Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini è intervenuta questo pomeriggio al convegno “Più tecnici, più sicurezza, più sviluppo”, svoltosi presso la sede del CNEL.

Al centro del discorso del ministro la necessità, sostenuta dalla “volontà” del governo, “di creare una collaborazione molto forte tra mondo dell’impresa e mondo della scuola“, per fronteggiare la crisi.

Di fronte ad una crisi economica come questa per certi aspetti sconosciuta” e dopo la quale ci troveremo ad affrontare un mondo cambiato, “questo obiettivo ha una valenza ancora più forte“, ha detto la Gelmini, spiegando che si deve rispondere alla crisi “con il rilancio dell’istruzione, in particolare del segmento di quella tecnica. Rimettere al centro l’istruzione è l’unico modo per guardare al futuro con speranza e fiducia“. L’inquilino di viale Trastevere ha anche ricordato che “l’istruzione tecnica non può più essere considerata di serie B rispetto ai licei” e che “la scuola deve anche garantire occupabilità e occupazione“.

Secondo i dati citati dalla Gelmini, “a fronte di una domanda delle imprese di 335 mila profili tecnici specializzati, l’offerta è stata solo di 170 mila unità“. Un divario frutto di un mancato raccordo tra mondo della scuola e mondo produttivo che è anche una delle cause della dispersione scolastica.

Naturalmente, ha precisato il ministro, “non bisogna ignorare la formazione di base“, ma occorre evitare “percorsi troppo accademici e generalisti“. Insomma “scuola e formazione non devono essere autoreferenziali“.

La Gelmini ha quindi presentato la propria ricetta affinché l’istruzione tecnica ritorni competitiva: “Ci sarà un impegno forte sulle lingue, fondamentali per il mondo del lavoro. Una materia dell’ultimo anno, che potrebbe essere storia o matematica, potrebbe essere insegnata in una lingua straniera“. Il carico orario sarà diminuito (“32 ore invece di 36, ma da 60 minuti e non 50“, insomma “nessun impoverimento dell’offerta“).

Saranno parte integrante del percorso formativo “i tirocini e gli stage in azienda” e sarà avviato un “monitoraggio sull’occupazione per potenziare i profili tecnici necessari alle imprese e far sì che alla domanda corrisponda un’adeguata offerta“. Infine, è fondamentale l’orientamento: “il 50% dei diplomati tecnici va all’università’ quando avrebbe da subito opportunità vicine a quelle dei laureati“.