Gavosto (F. Agnelli): con buoni DS migliorano anche i voti degli studenti

Pubblichiamo l’intervista rilasciata a Tuttoscuola da Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, che offre ai nostri lettori alcune anticipazioni sui risultati dell’ultima ricerca prodotta dalla Fondazione, riguardante le competenze manageriali dei Dirigenti scolastici.

Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, perché una ricerca sulle competenze manageriali dei dirigenti scolastici italiani di secondaria di II grado e sulla qualità organizzativa delle scuole?

Perché spesso ci si è chiesto se un buon dirigente scolastico e buone pratiche organizzative possano non soltanto servire a migliorare l’efficienza delle scuole e del sistema, ma anche fare la differenza per gli apprendimenti degli studenti. Un interrogativo la cui importanza è ovviamente cresciuta con l’autonomia, che ha visto il DS assumere maggiori responsabilità, sia pur ancora fra molti vincoli. Finora, però, se ne sapeva assai poco. Per questa ragione la Fondazione Agnelli, insieme all’Università di Cagliari, ha deciso di realizzare la parte italiana del progetto internazionale World Management Survey in Schools (WMSS). Sei i paesi coinvolti, al momento: Canada, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Svezia e, appunto, Italia. Il progetto, fra l’altro,vede la partecipazione di grandi centri di ricerca: London School of Economics, Harvard Business School e Stanford University.

I risultati, in estrema sintesi?

I risultati sono  molti (li si può trovare in dettaglio sul nostro sito www.fga.it), in parte inattesi e in chiaroscuro. I DS italiani nel confronto fra questi sei paesi risultano all’ultimo posto, non tanto – contrariamente a quel che si poteva immaginare – per via dei forti e perduranti vincoli istituzionali alla loro capacità operativa, quanto piuttosto per un deficit di formazione specifica. Per fortuna, sembra in corso un miglioramento: i DS entrati in servizio dopo la riforma dell’autonomia e segnatamente dopo il concorso del 2004 hanno qualità migliori dei vecchi ‘presidi’ della fase precedente.

Questo processo va sostenuto: occorre alzare gli standard di selezione e formazione iniziale dei DS per dare loro le  giuste competenze manageriali, tipicamente assenti nei percorsi di formazione dei docenti. Non illudiamoci: un buon docente non diventa automaticamente un buon DS. Serve poi definire chiaramente i percorsi di carriera per consentire un più rapido accesso alla professione di DS rispetto a oggi. In altre parole, la dirigenza non può continuare ad essere solo una prospettiva di fine carriera per i docenti.

Formare migliori DS è importante, perché alla fine dalla ricerca scopriamo quel che potevamo supporre, ma ancora non sapevamo: ossia che a parità di altre condizioni gli studenti che frequentano scuole dove ci sono buone capacità manageriali dei DS e buone pratiche organizzative hanno migliori risultati di apprendimento, misurati dai test Invalsi. Di conseguenza, colmare il divario di competenza manageriale e qualità organizzativa rispetto ai sistemi educativi di altri paesi potrebbe, dunque, essere una delle leve a disposizione (non l’unica ovviamente) della politica scolastica per colmare il divario negli apprendimenti degli studenti italiani rispetto a quelli dei loro pari esteri.