Forma: ‘slittamento secondo ciclo ci preoccupa’

“La notizia della sostanziale bocciatura da parte delle Regioni del decreto attuativo della riforma scolastica ci riempie di disagio e di una forte preoccupazione”: è questa la reazione di Emilio Gandini, presidente di FORMA, l’associazione cui aderiscono gli enti di formazione professionale Enaip-Acli, Confap (centri di formazione cattolici), Inipa-Coldiretti, Cif (Centro italiano femminile), Elabora-Confcooperative, Mcl (Movimento cristiano lavoratori) e altri.

“Dopo una approfondita riflessione, partita dal momento della sua approvazione nel 2003, e poi proseguita con i primi tentativi di applicazione a livello regionale – spiega Gandini – avevamo espresso un giudizio sostanzialmente positivo circa la legge di riforma n. 53/2003, che istituiva il ‘sistema educativo di istruzione e formazione professionale’. I motivi erano i seguenti: si assicurava a tutti i percorsi del sistema una dimensione educativa, l’obbligo formativo era elevato fino ai 18 anni, venivano personalizzati i percorsi e si valorizzava la cultura del lavoro. Si accettava anche il pluralismo delle istituzioni e delle proposte formative. Un elemento che ci stava particolarmente a cuore è poi quello rappresentato dalla collocazione della formazione professionale di competenza regionale all’interno del sistema educativo di istruzione e formazione, con la possibilità di passare da un sottosistema all’altro. Per tutti questi motivi, FORMA auspicava che il decreto relativo al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione fosse approvato al più presto. Ora, nonostante il pronunciamento negativo delle Regioni, diversamente motivato per le 15 di centro-sinistra e per le 5 di centro-destra, auspichiamo che il governo approvi comunque il decreto e rimandi poi a successivi accordi graduali, concordati regione per regione, la sua applicazione, tenendo conto delle specificità locali”.

Secondo Gandini, “i veri problemi della riforma, ad di là degli effetti di schieramento sono quelli della certezza delle risorse economiche disponibili, perché non si può cambiare la macchina di un apparato quale quello scolastico e formativo a costo zero. Il secondo è rappresentato dalla garanzia da parte del governo e delle regioni, ognuno per i propri ruoli, del rispetto del principio della libertà di scelta dei cittadini e quindi che sia proposta sul territorio la pluralità delle opzioni formative, compresa la formazione professionale”.