Fondazione Agnelli/1. L’Italia degli squilibri

I dati contenuti nel Rapporto 2010 sulla scuola della Fondazione Giovanni Agnelli erano in buona parte già noti, ma ha destato egualmente una certa impressione constatare la profondità degli squilibri che caratterizzano il nostro sistema educativo.

Il quadro disegnato dal direttore della Fondazione, Andrea Gavosto, alla presenza del ministro Gelmini, è sconsolante di per sé, sia sul versante della qualità (risultati) sia su quello dell’equità (dispersione, forte condizionamento socio-ambientale), ma lo diventa ancora di più se si confrontano i dati della scuola italiana con quelli degli altri Paesi europei e dell’area OCSE – quella economicamente più sviluppata – e perfino non OCSE.

Per quanto riguarda la qualità degli apprendimenti, si tratta di innalzarne lo standard medio, ma soprattutto di migliorare i livelli di apprendimento degli studenti italiani che oggi si collocano sotto la soglia minima delle competenze definita a livello internazionale (in alcune regioni del Sud oltre il 30% degli studenti sono sotto quella soglia minima), toccando in particolare i settori più deboli della popolazione scolastica, concentrati nell’istruzione professionale e nei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale.

Sul versante dell’equità si tratta non solo di combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico (il 20% non raggiunge un diploma di istruzione secondaria superiore), ma di ridurre la varianza dei risultati, la distanza che si registra in Italia tra chi si colloca nella fascia dell’eccellenza e chi sta, al contrario, sotto la soglia della sufficienza.

Poco di nuovo sotto il sole, insomma, per quanto concerne la diagnosi. Per questo era particolarmente attesa la parte del rapporto riguardante la terapia cui sottoporre la scuola italiana.