Fioroni: il prossimo futuro da ministro

Più di ogni altro ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni si trova a progettare il futuro, guardando soprattutto al passato. Dovrà pensare alla pesante eredità lasciata dal suo predecessore che gli ha consegnato un’ampia riforma, normativamente definita ma in parte ancora da attuare e con tanti problemi.

Dovrà decidere quale forma di discontinuità (radicale o minima) attuare per non deludere i critici della riforma, scegliendo cosa salvare e cosa cambiare.

Proviamo a immaginare quali opzioni ha, teoricamente, davanti a sé, dalla più radicale alla più soft.

• Proporre che da subito, eventualmente con decreto legge, si disponga l’abrogazione della legge 53/2003 di riforma e dei suoi decreti legislativi di attuazione.

• Affrontare con calma la questione, predisponendo un disegno di legge che modifichi, parzialmente abroghi e integri il complesso di norme legate alla riforma, disponendo che, ad esempio, il secondo ciclo per il momento non parta, in attesa di ridefinire l’intera materia del settore anche d’intesa con le Regioni.

• Come sopra, ma, anziché con legge ordinaria, utilizzare la procedura delegata per modificare entro il maggio 2007 (come previsto dalla legge di delega) sia il decreto legislativo sul 2° ciclo sia quello sulla formazione degli insegnanti. Potrebbe inserire nel nuovo decreto modificatore taluni elementi di revisione del 1° ciclo. Questa procedura gli eviterebbe le forche caudine del Senato, al quale chiederebbe (commissione istruzione) il parere non vincolante sul nuovo decreto correttivo.

• Non intervenire sulle norme legislative già definite (salvo un rinvio di applicazione), ma operare chiarimenti, interpretazioni e limitazioni delle norme Moratti, attraverso i regolamenti di attuazione (mancano quelli definitivi, transitoriamente sostituiti dalle Indicazioni nazionali).