Fioroni e gli insegnanti/1. Caro prof., ti scrivo…

Non è la prima volta che un ministro dell’istruzione scrive una lettera agli insegnanti, ma quella resa nota da Fioroni lo scorso 31 agosto 2006 è più di una lettera: è un sintetico ma completo programma di politica scolastica. Ed è significativo che questa comunicazione sia stata indirizzata non genericamente al mondo della scuola, o ai genitori (interlocutore privilegiato da Letizia Moratti), ma specificamente ai dirigenti scolastici e soprattutto agli insegnanti, con il dichiarato obiettivo di recuperare “un clima sereno e costruttivo, libero dalle tensioni e dalle incertezze degli ultimi anni“.
Utilizzando l’espressione “ultimi anni” il ministro fa un chiaro riferimento ai cinque anni della gestione morattiana, ma il suo accenno al fatto che “nella scuola non si possono fare riforme, e neppure modesti cambiamenti, senza il coinvolgimento e contro il parere degli insegnanti” sembra alludere ad un arco temporale più ampio, che potrebbe comprendere anche la precedente stagione berlingueriana, nella quale non mancarono tensioni e incertezze, dalla vicenda del “concorsone” al modello di riforma 7+5, con la contestata soppressione della scuola media.
Per questo, scrive Fioroni, “molti sono disorientati, molti chiedono solo semplificazioni, molti desiderano addirittura che tutto resti fermo, almeno per un giro“. Ma restare fermi in un mondo che si muove sempre più velocemente non si può. Di qui l’appello alle scuole perché utilizzino pienamente la loro autonomia a sostegno dell’innovazione.