Fini attacca Gelmini, ma pensa a Tremonti…

Nel corso del suo atteso intervento dal palco di Mirabello, praticamente fondativo del nuovo partito Futuro e Libertà, Gianfranco Fini ha criticato con durezza la posizione assunta dal ministro Gelmini sulla questione del precariato scolastico, ribadita dal ministro anche nei giorni scorsi.

L’attacco di Fini è stato diretto ed esplicito: “La protesta dei precari a poche ore dalla ripresa delle lezioni è sacrosanta. Nelle ore cruciali per le assegnazioni delle ultime cattedre per gli  incarichi annuali, voglio essere chiaro: si poteva evitare i tagli lineari alla spesa. Evitando così due casi clamorosi di dissenso: delle forze di polizia e dei precari della scuola“.

L’accenno ai “tagli lineari della spesa” fa capire che in realtà nel mirino di Fini non sta tanto il ministro dell’istruzione quanto quello dell’economia, che quel tipo di tagli (lineari, cioè non selettivi) ha imposto anche ai suoi colleghi di governo. E la citazione, accanto al precariato scolastico, delle forze di polizia come principali vittime dei tagli lascia intendere che anche un altro ministro, quello dell’interno Maroni, è ad avviso di Fini responsabile di aver avallato la linea di Tremonti.

Una linea che il leader di “Futuro e Libertà” ha aspramente criticato come filoleghista, antimeridionalista, antinazionale. Accuse non nuove, da parte di Fini, nei confronti di Tremonti, che nel 2004 fu praticamente costretto a dimettersi da ministro dell’economia a seguito di analoghe accuse rivoltegli dall’allora presidente del AN, a quel tempo alleato imprescindibile per Berlusconi.

Sembra difficile che nelle attuali circostanze, che hanno segnato il consolidamento dell’asse tra Berlusconi e Bossi, la vicenda possa ripetersi. Fini non ha sufficiente forza per chiedere le dimissioni di Tremonti, né una sostanziale correzione della politica economica del governo. E neanche di quella scolastica.